Molti i militanti del PD alla manifestazione del 23 giugno: contro le leggi ad personam, ma anche contro lo stallo nel Partito democratico
Sotto un sole ancora feroce alle sei del pomeriggio, tra il migliaio di manifestanti contro la riedizione delle leggi ad personam non erano pochi i simpatizzanti del PD che nonostante l’atteggiamento attendista del partito sono andati a mescolarsi alle bandiere di Verdi, Italia dei Valori, comunisti assortiti e ai cartelli dei “girotondini”.
Un problema per i dirigenti del Partito democratico?
“Indubbiamente un segnale –chiosa un dirigente di lungo corso dei DS milanesi, oggi esponente del PD–. Siamo in una fase difficile e al di là dell’oggetto specifico della manifestazione, la partecipazione dei nostri militanti ad una manifestazione che il partito non ha promosso può essere letta anche in relazione alla fase problematica che sta attraversando il PD.”
Il nostro interlocutore non la cita espressamente ma fa riferimento alle polemiche delle ultime settimane sui modi e i tempi individuati per dare una struttura funzionante al PD a livello locale.
Su questo tavolo non si sono scontrate soltanto candidature, autocandidature e cordate ma anche molta insofferenza che tanti militanti e anche qualche dirigente periferico fatica ormai a contenere.
L’onda partecipativa delle primarie dello scorso ottobre si è infranta prima contro il risultato elettorale. Il riflusso di una gestione approssimativa della sconfitta ha scosso i detriti e portato alla luce le magagne, che poi tanto nascoste non erano se ormai le mailing list dell’arcipelogo “democrat” di Milano e provincia sono diventate incandescenti, tanto che un membro della Direzione provinciale del PD arriva a definire pubblicamente Veltroni “il bell’addormentato”.