Venduto lo stabile di via Ippodromo dove vivono 120 famiglie: in nome della speculazione edilizia

La vendita della casa-albergo comporta lo sfratto degli inquilini, tenuti all’oscuro oltre che dell’asta, anche del nome dei nuovi proprietari, tuttora top secret, dettaglio che fa insorgere forti sospetti sul fatto che dietro l’operazione ci sia unicamente una speculazione edilizia in vista dell’Expo, tanto più che l’intera zona è in via di riconversione proprio per quel motivo.
“Il prezzo base dell’asta ammontava a 12, 9 milioni di euro” precisa Francesco Di Gregorio del Sunia, manifestando la preoccupazione dei sindacati per le sorti delle famiglie coinvolte: “Il rischio è che si verifichi una situazione difficile da gestire dal punto di vista sociale” continua Di Gregorio.
Clausola dell’asta è che Poste Italiane si impegni a trovare entro un anno una soluzione abitativa alternativa per i suoi dipendenti, ma il 90% degli inquilini, come si diceva, sono lavoratori esterni che rimarrebbero così in mezzo alla strada.
Dal 2002 Poste Italiane sta mantenendo un clima di terrore tra gli inquilini, con minacce di citazione per danni, sentenze di condanne ed anche, recentemente, con lettere minatorie per lo sgombero immediato delle abitazioni.
Per tutti questi motivi Sicet e Sunia hanno richiesto l’intervento del Prefetto di Milano allo scopo di costituire un tavolo di confronto composto dalle rappresentanze degli inquilini, i proprietari nuovi e vecchi e le istituzioni competenti.
“Speriamo che il confronto si possa avere entro il 30 settembre prossimo, data del rogito della casa. Bisogna sperare che le istituzioni competenti si facciano carico di questo forte problema sociale, evitando di speculare su quest’area, come è accaduto già in passato” ha dichiarato Marco Bistolfi del Sicet. La situazione dovrà chiarirsi a breve: il 30 settembre è tutt’altro che lontano.
Maddalena Tognana