Dopo la conversione dell’area rimane molto da fare sul piano della coesione sociale. Ci provano, insieme, Caritas Ambrosiana, Fondazione Don Gnocchi e Università degli Studi

Insomma, se per gli gli uni sono i servizi pubblici di assistenza sociale e sanitaria a non essere garantiti, per gli altri sono i locali pubblici e privati di aggregazione. Alla rottura di tali equilibri d'altra parte si contrappone un clima civile potenzialmente favorevole. La zona non è soggetta a problemi di degrado o integrazione etnica, e conserva un alto senso di appartenenza.
Questa è la situazione fotografata dal Laboratorio Territoriale d Milano di Agenzia di Cittadinanza, che attraverso una serie di interviste alla popolazione residente ha messo a fuoco carenze e i bisogni essenziali.
Tale studio ha condotto alla nascita di una nuova esperienza di partecipazione sociale, una vera e propria rete che collega organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, fondazioni e parrocchie operanti nel quartiere.
E' su iniziativa di questi soggetti, tra cui Caritas Ambrosiana, Fondazione Don Gnocchi e Università degli Studi, che nasce il "Patto della Bicocca", ovvero l'impegno congiunto affinché la qualità della vita dei cittadini di quest'area conosca un effettivo implemento.
La "Carta d'Intenti della Rete di Niguarda-Bicocca" in quest'ottica si rivolge al Comune, sostenendo la necessità di un modello di programmazione più decentrato in cui la rete stessa diventi attiva interlocutrice, e alla Regione, richiedendo maggior chiarezza circa i progetti relativi alla riqualificazione delle aree dismesse, come ad esempio il centro commerciale che dovrebbe sorgere al posto dell'ex Ansaldo.
"L'egoismo corporativo degli ultimi anni non risolve i problemi", insiste Don Colmegna, "il nuovo modello deve nascere dalla collaborazione tra privato sociale, università e istituzioni".
Giulia Cusumano