Tra polemiche e rassicurazioni si aspettano le misure promesse dal Governo

Sotto traccia però la preoccupazione è palpabile perché l'intera partita dell'Esposizione universale del 2015 è su un percorso obbligato, da compiere a tappe forzate. Un binario unico che la porterò faticosamente a destinazione o dal quale può solo deragliare. Non c'è un piano B.
Per questo motivo la scorsa settimana abbiamo parlato di vicolo cieco, una strada a senso unico lastricata di paradossi, primo tra tutti quello per il quale la stessa emergenza che ha contraddistinto la rincorsa degli ultimi due anni e che è stata l'humus delle illegalità contestate dai magistrati, continuerà ad essere giocoforza il leit motiv dei prossimi mesi, tanto che le stesse imprese coinvolte nelle indagini continueranno -magari sotto commissariamento- ad eseguire i lavori.
Il decreto del Governo, atteso per le prossime ore, sebbene possa dare qualche potere all'Autorità guidata da Raffaele Cantone, che nei giorni scorsi non ha perso occasione per dichiarare pubblicamente di non avere alcuno strumento efficace, difficilmente potrà capovolgere il panorama dissestato di Expo 2015.
Nella migliore delle ipotesi si proverà a sterilizzare nuovi focolai d'infezione e a curare le ferite aperte, ma le cause della malattia restano. L'obiettivo dei medici sarà quello di far arrivare il paziente ad aprile del prossimo anno, contenendo i sintomi.
Da novembre 2015 però il rapporto patologico tra opere pubbliche, intermediazione criminale e corruzione alimentato dalla logica dell'emergenza sarà la malattia con cui saremo costretti a confrontarci.