La città universitaria veneta attira i “fuori sede” anche da Milano

Siamo in sette in una casa di 200 metri quadri e paghiamo in tutto 1475 euro al mese, spese condominiali incluse. La casa è composta da quattro camere da letto, una cucina, due bagni, un'entrata, uno sgabuzzino e un salotto piuttosto ampio. Condivido una doppia e pago 210 euro, quelli che stanno nella tripla ne pagano 190 e quelli nelle singole 230. La mia stanza è spaziosa e anche se l'arredamento non è nuovissimo c'è tutto quello che occorre: un grande armadio a muro, due scrivanie e una libreria. Insomma, riesco ad avere i miei spazi.”
Privilegio non da poco, che per molti “fuori sede” milanesi, come abbiamo visto nello scorso numero di Chiamamilano, è un lusso irraggiungibile. Così come lo era per Andrea, giunto a Milano per iscriversi alla Facoltà di giurisprudenza in Cattolica e “fuggito” a Padova poco più di un anno dopo. “Era impossibile stare dietro alle spese: nonostante i miei genitori mi mandassero 500 euro al mese e io facessi qualche lavoro saltuario pagare l’affitto, le spese, il cibo, l’abbonamento del metrò e i libri era diventato quasi impossibile. Così ho deciso di trasferirmi a Pavia e con le stesse cifre di prima non è che viva nel lusso, ma indubbiamente vivo.”
Quindi circa 200 euro per una doppia, anche meno di 250 per una singola. Meno della metà dei prezzi di Milano.
Così nel centro di Padova. Un po' più in periferia, in zona Arcella o in zona Sacra Famiglia per esempio, si trova una singola anche per 130-140 euro. E per periferia si intende una zona che dista non più 20 minuti in bicicletta dal centro storico. Padova è una città piccola, e molti studenti scelgono questa seconda soluzione anche per la possibilità di usufruire di un giardino o di zone più verdi.
E i contratti?
“Qui ci sono pochi studenti in nero –continua Margherita– non vale la pena rischiare visto che i prezzi sono accessibili. Inoltre l'ESU (l'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario ndr) fornisce consulenza legale gratuita sulla casa e verifica le proposte contrattuali per gli studenti operando un confronto con i valori abitualmente praticati dal mercato. In questo modo ci tutela dal rischio di speculazione”.
Tornando a parlare di numeri, l'Università di Padova, con 13 Facoltà, 102 Corsi di Laurea e circa 60.000 iscritti di cui 15 mila fuori sede, si pone come uno dei "grandi" atenei italiani.
Va da sé che una città con poco più di 200 mila abitanti e con minor appeal rispetto a Milano non possa che veder ridimensionati i suoi parametri di valutazione.
Tuttavia non è difficile prevedere che molti studenti come Margherita la preferiscano ad una grande metropoli.
"Tre delle mie coinquiline provengono dalla provincia veneta. Se facessero le pendolari ci metterebbero circa trequarti d'ora; sarebbe scomodo ma non impossibile.
Probabilmente se in città gli affitti fossero più salati non si sarebbero trasferite e avrebbero continuato a fare su e giù da Padova a casa".
Molti studiosi del settore sostengono che se il mercato immobiliare continuerà a lievitare, le università milanesi subiranno un progressivo calo nelle iscrizioni. Tale tesi si rafforza in considerazione della crescente competitività di molte altre città a livello di offerta formativa (basti pensare, nelle vicinanze, ai poli di Como, Castellanza, Varese, Brescia e Pavia).
Altri ritengono invece che il caro affitti non scoraggerà i fuori sede in virtù delle grandi possibilità lavorative che offre il capoluogo lombardo. E' di questa corrente di pensiero anche Andrea Villani, Professore di Economia Urbana presso l'Università Cattolica, secondo cui l'unica soluzione per incoraggiare un ribasso dei prezzi sarebbe costruire nuovi alloggi e caseggiati in zone non abbastanza sfruttate dal punto di vista edilizio, come Gorgonzola, Magenta, Gaggiano o Gessate.
In questo modo, sostiene il Professore, si contribuirebbe ad allargare il ristretto perimetro che delimita idealmente e in maniera fittizia quello che viene considerato il centro città, si favorirebbe una riqualificazione di zone considerate periferiche, e si amplierebbe il mercato rendendolo più competitivo. Ma, e questo il Professor Villani non lo dice, si darebbe vita all’ennesima cementificazione di quel poco di aree Verdi rimaste attorno a Milano.
Ascolta le interviste a "fuorisede" milanesi
Giulia Cusumano