Il centrosinistra perde Palazzo Isimbardi ma si consola con un primato milanese che assai difficilmente si ripeterà

1754 hurrà che hanno dato il capogiro visto che la piccola soddisfazione –assolutamente platonica– ha indotto a prese di posizioni un po’ azzardate, fino ad immaginare che il centrodestra sia minoranza all’ombra del Duomo.
Il dato elettorale e lo scenario politico scaturito dalle elezioni amministrative è stato analizzato attentamente da alcuni osservatori –tra cui Luca Ricolfi sulle pagine de La Stampa del 24 giugno– che hanno tracciato un quadro tutt’altro che positivo per il centrosinistra.
Lega e PdL avanzano su un terreno, quello delle amministrazioni locali, dove erano sempre stati in difficoltà (soprattutto il PdL), consolidano il controllo del territorio nonostante l’insuccesso personale del Premier e in Lombardia dilagano, sottraendo comuni e province al PD e ai suoi alleati.
1754 voti in più a Milano bastano per leggere il quadro in maniera diversa?
No, per alcuni ordini di motivi. Anzitutto al ballottaggio a Milano hanno votato solo il 45,2% degli aventi diritto, cioè 451.383 elettori. Al primo turno a Milano il candidato di Lega e PdL ottenne circa 40.000 voti in più del Presidente uscente. È impossibile solo sperare che se si andasse a votare tra una settimana per eleggere il Sindaco a Milano possa prevalere il centrosinistra.
In secondo alle elezioni provinciali si sono confrontati un candidato uscente, Penati, molto forte, che è riuscito a drenare qualche consenso anche nel campo avverso e uno sfidante, Podestà, imposto da Berlusconi, non amato da alcuni settori del PdL –ciellini e ex di AN– e visto con diffidenza dalla Lega, la quale ha sciolto la riserva sul ballottaggio solo dopo le assicurazioni del Premier sull’affossamento del referendum e la gita a Pontida del candidato con tanto di fazzoletto verde al collo.
Per farsi un’idea del differenziale di appeal dei due candidati bastava prestare un po’ di attenzione alla campagna elettorale, soprattutto durante le due settimane di ballottaggio. Podestà è stato sorretto fino al traguardo dai PdL e Lega: manifesti con slogan berlusconiani e simboli di partito in evidenza. Dall’altra parte Penati si è ben guardato dall’associare la propria immagine ai simboli della sua coalizione. Un’asimmetria che chi ha festeggiato per il risultato milanese del ballottaggio farebbe bene ad analizzare con più attenzione.
Probabilmente se il candidato di Lega e PdL non fosse stato Podestà, al quale gli ex finiani preferivano De Corato e al quale i ciellini hanno fatto mancare qualche migliaio di voti al primo turno, nessuno avrebbe potuto festeggiare quei 1754 voti conquistati a Milano, voti che però non vogliono dir nulla, che non possono nascondere la crisi ultradecennale del centrosinistra milanese e che attualmente sono soltanto un’arma in mano alla Lega che ha già presentato il conto al Sindaco.
Forse quest’ultimo è l’unico player politico uscito malconcio da queste elezioni. Del resto il calo di consensi nei confronti dell’Amministrazione cittadina è palpabile da mesi e confermato da sondaggi che preoccupano i vertici del centrodestra tra le cui fila si fa sempre più insistente la voce di un possibile ritorno di Gabriele Albertini per le elezioni del 2011. Intanto l’ex Sindaco nelle ultime settimane è stato ospite in numerosissime trasmissione televisive. Un segnale?
Forse e per l’attuale guida di Palazzo Marino sicuramente più preoccupante di quei 1754 voti con i quali Penati ha staccato Podestà sull’autodromo milanese.
Beniamino Piantieri