L’evoluzione della ‘ndrangheta ai tempi di Expo

“Oggi abbiamo a che fare non più con le vecchia mafia, ma con una mafia imprenditrice che è a diretto contatto col mondo della finanza, col mondo bancario, con le lobby politico-affaristiche” spiega Alberto Nobili (ascolta l'intervista), magistrato della Procura della Repubblica di Milano da tempo impegnato sul fronte delle indagini sulla criminalità organizzata. Una ‘ndrangheta che ha un piede nella tradizione e uno nella modernità, che ha la sua forza proprio nel non aver abbandonato quella cultura originaria di attaccamento alle proprie origini e il rispetto dei vincoli familiari nonostante si sia evoluta riuscendo oggi ad adoperare le nuove tecnologie e avendo intessuto rapporti con il mondo della finanza globale.
“Soppressata e computer” suggerisce Nobili rifancendosi ad una battuta contenuta nel libro Mafia export di Francesco Forgione. E la penetrazione di questo tipo di mafia è ben al di là di ogni previsione, incalza.
Come è emerso bene dall’Operazione Parco Sud, iniziata lo scorso novembre 2009, il legame dei boss calabresi col mondo imprenditoriale milanese e lombardo è strettissimo. Se il capitale primario deriva dal mercato della droga, è grazie ad attività imprenditoriali legali che esso viene riciclato, e il settore prediletto dalle cosche è quello del movimento terra, edilizia e mercato immobiliare, che consente un duplice risultato: ulteriori profitti che si ricavano dalla vendita della terra ‘mista’ e smaltimento illecito di rifiuti tossici e terre inquinate.
E’ evidente che il territorio lombardo costituisce una ghiotta opportunità per le organizzazioni criminali, e il fatto che nei contratti d’appalto manchi la voce sul movimento terra è il punto debole che favorisce l’infiltrazione mafiosa.
Oltre a questo, ciò che favorisce l’ingresso delle cosche negli appalti è anche l’indifferenza della politica nei confronti del fenomeno mafioso: “Questa nuova ‘ndrangheta richiederebbe davvero un grosso e consistente impegno nelle attività di contrasto che purtroppo non ci vede in campo con le forze adeguate” continua Nobili “qui al Nord purtroppo c’è ancora troppa distrazione nei cfr fdella mafia, è sciocco e deviante che ancora oggi qualcuno anche autorevole continui a sostenere che la mafia è un problema del Sud”.
A questo proposito giova ricordare che poco più di un anno fa il Comune di Milano abrogava la Commissione antimafia istituita su proposta dell’opposizione all’inizio dello stesso anno. Una “distrazione” grave, soprattutto considerato che, in uno scenario come quello che emerge dai rapporti e dalle indagini a riguardo, l’Expo di Milano 2015 è sicuramente uno dei contesti di appalto pubblico più vulnerabili e a rischio di infiltrazioni criminali.
Milano, una città peraltro che già deve fare i conti con l’eredità di un periodo di sviluppo economico in ambito chimico-industriale in cui tutto era permesso: dove saranno finite tutte le scorie di Milano, quelle dei grandi interventi di demolizione degli ultimi anni? si chiede il rapporto Ecomafia 2010. E quelle dei cantieri Expo, dove finiranno? La sottovalutazione del rischio dell’infiltrazione di criminalità organizzata nella catena degli appalti è già un dato di fatto.
Antiniska Pozzi