Non si arresta il flusso di profughi in arrivo a Milano

Ai Siriani in fuga da una guerra civile che dura ormai da quattro anni, vanno poi aggiunti gli Eritrei che partono dalla Libia, risalgono anch'essi la penisola in treno e attualmente stazionano -aiutati in qualche modo dalla loro storica comunità di connazionali in zona Porta Venezia- attorno alla ex chiesa del Lazzaretto e nel reticolo di vie tra viale Tunisia, corso Buenos Aires e via Vittorio Veneto.
E rimangono tesi i toni tra l'assessorato alle Politiche sociali e il Governo. Palazzo Marino che dallo scorso ottobre, quando ha iniziato l’attività di accoglienza, ha "soccorse" circa 6.500 persone, spesso in condizioni sanitarie assai precarie, continua a stigmatizzare il silenzio del Governo dal quale "nessuna risposta è arrivata".
Governo che per parte sua continua ad appellarsi all'Unione europea, ma non sembra intenzionato -tanto per cambiare- a mettere in discussione una delle tante norme comunitarie scritte su misura per gli interessi della Germania e dei paesi che gravitano nella sua orbita: la Convenzione di Dublino e il suo ultimo aggiornamento (il cosiddetto Dublino 3, entrato in vigore proprio la scorsa estate) che prevede che profughi e richiedenti asilo debbano rimanere nel paese dell'Unione dove vengono identificati. Non bisogna essere particolarmente ferrati nè in geografia nè in geopolitica per capire che i flussi di rifugiati provenienti dalle sponde meridionali e orientali del Mediterraneo sbarcano in Italia e non sulle coste del Baltico o del Mare del Nord.
Ettore Pareti