Comune e Regione, per una volta d'accordo, chiedono una legge nazionale contro il gioco d'azzardo
Nonostante la scontro aperto sull'emergenza case popolari e quello sotterraneo sul destino delle aree Expo una volta chiusi i battenti dell'Esposizione universale, Palazzo Marino e Palazzo Lombardia riescono a fare fronte comune nella lotta al gioco d'azzardo. Nel corso degli ultimi mesi sia il Comune che la Regione hanno messo in campo una serie di interventi per arginare la proliferazione delle sale scommesse, dalla Legge regionale contro il gioco patologico entrata in vigore a gennaio, al nuovo Regolamento edilizio del Comune. |
Eppure le armi messe in campo, come dimostra quest'ultima vicenda, restano spuntate in assenza di una legislazione nazionale che regoli la materia e segni una chiara inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni in cui lo stato croupier ha trasformato una nazione storicamente poco incline alle scommesse in uno dei paesi maggiormente dediti al gioco d'azzardo (il terzo nella classifica mondiale, per l'esattezza), grazie al quale incassa oltre nove miliardi di euro all'anno.
A chiedere ancora una volta una nuova normativa nazionale sono stati insieme gli Assessori comunali Majorino e Granelli, il vice Sindaco De Cesaris e l'Assessore Regionale Beccalossi, per una volta d'accordo che per quanti sforzi possano fare gli enti locali, questi non saranno mai sufficienti senza una legge che scelga di disincentivare in ogni modo il gioco d'azzardo e chiarisca anche le attuali ambiguità visto che, ad esempio, esistono due normative di riferimento per l'apertura delle nuove sale (il Testo unico di pubblica sicurezza e le leggi regionali) che per il ministero degli Interni sono sullo stesso piano, ma nel contenuto configgono.
E. P.