Iniziano i traslochi ma si allungano ancora i tempi per la ricostruzione delle torri di via Tofano

Siamo di fronte agli ennesimi rinvii della macchina comunale; se nel marzo 2007 l’amministrazione prevedeva l’inizio dei lavori per l’ottobre 2008 e la loro fine nel dicembre 2011, oggi autorevoli fonti dell’Assessorato competente ci hanno confermato che siamo appena alla fase preliminare, e che il progetto definitivo non sarà pronto prima di fine 2009. Poi si procederà alla gara d’appalto, e solo allora si potrà dare avvio ai lavori.
Insomma, tra lo sgombero dei palazzi e il loro abbattimento passerà almeno un anno, mentre la data programmata per il completamento dell’opera rischia di diventare quella del suo inizio.
Comprensibile lo scetticismo di alcuni inquilini delle torri: ammesso che ognuna delle 81 famiglie sarà ricollocata entro la fine di quest’anno, quanto tempo passerà prima che possano fare ritorno alle future nuove torri di via Tofano?
Al tavolo di discussione in atto con l’Assessorato alla casa, una quindicina di famiglie ha deciso di farsi rappresentatare da un avvocato: chiedono sistemazioni adeguate, vicine alle attuali abitazioni e l’assicurazione di potervi ritornare.
Non per tutti, infatti, è stata ancora trovata una sistemazione.
Della torre C, l’unica che non verrà abbattuta poichè è stata recentemente ristrutturata alla meno peggio, sono stati assegnati soltanto 11 appartamenti.
Facile pensare che la poca funzionalità delle abitazioni –quelle senza prese per i lampadari, per intenderci, che tanto come ha dichiarato l’Assessore Verga “non vanno più di moda” – sia poco appetibile per degli inquilini che “scappano” da abitazioni già colpite da “gravi condizioni strutturali”.
Senza contare il rischio che si ripetano situazioni come quella della palazzina di Piazzale Dateo, i cui inquilini sul finire degli anni ’80 furono trasferiti provvisoriamente in Via Feltrinelli con la promessa di ricevere un alloggio più dignitoso entro due anni. Gli stessi inquilini che oggi, nelle case ricoperte d’amianto, ci vivono ancora.
A Quinto Romano, come a Rogoredo, si ha la sensazione che la periferia conti meno del centro città.
Anche risolvere questioni meno gravi, come l’assenza di un collegamento tra Quinto Romano e Baggio, o di un medico di base, sembra quasi impossibile.
Proprio per quanto riguarda il collegamento il collegamento tra Baggio e Quinto Romano, i residenti sono costretti da mesi ad assistere ad un balletto delle responsabilità tra ATM e Comune: ultimo atto la lettera ricevuta dal Presidente del Consiglio di Zona 7 e dal Comitato Vivere Quinto nella quale ATM scarica la responsabilità sul Comune sostenendo di aver sollecitato Palazzo Marino a quantificare l’onere per l’istituzione della nuova linea e ad autorizzarla.
A Quinto Romano, di problemi irrisolti ce se sono parecchi, e rispetto ad un anno fa la situazione non è migliorata: il parcheggio di via Caldera continua ad essere il principale crocevia della droga dell’hinteland milanese e le rotonde chieste più volte non sono state costruite.
Oltre a questo si è acutizzata la situazione di estremo degrado e criminalità in via Quarti.
Da qui l’iniziativa promossa da Isidoro Spirolazzi (ascolta l'intervista), consigliere di Zona 7, di una raccolta firme per chiedere la “secessione” dal Comune di Milano.
Una provocazione derivante dall’esasperazione dei cittadini, come spiega Spirolazzi, stanchi di pagare tasse al Comune di Milano senza aver alcun servizio in cambio.
Ma forse, fa intendere Spirolazzi, con l’arrivo dell’Expo nell’area Rho-Pero, un’attenzione in più potrebbe essere data perfino ai quartieri limitrofi.
Perfino a Quinto Romano.
Giulia Cusumano