Slitta il riaccreditamento: la ASL vuol vederci chiaro sui problemi strutturali che negli anni scorsi erano stati sanati con deroghe su deroghe

Fatto sta che la clinica per ora non va riaperta, a riprova di quanto avevamo scritto la settimana scorsa.
Infatti, se i problemi della clinica fossero solo –si fa per dire– il “sistema Pipitone-Brega Massone”, sarebbe imminente la riapertura. Ma all’interno della Santa Rita ci sono altre questioni irrisolte legate alla sicurezza degli spazi per i degenti sulle quali per troppo tempo si è chiuso un occhio, con deroghe in serie, ma che ora ne impedirebbero addirittura una riapertura parziale.
I controlli sulle strutture stanno finalmente facendo luce su quanto nel corso di questi anni pressocchè in solitudine avevamo raccontato.
Una voce rimasta inascoltata che parlava di come, usufruendo delle tante deroghe ricevute dalla Regione, nel giro di pochi mesi il piccolo pronto soccorso di zona fosse diventato un grande centro ospedaliero capace di richiamare pazienti da tutta la Lombardia.
Sulla leicità di un tale allargamento, a onor del vero, all’epoca si era interrogata anche l’opposizione, sia in consiglio comunale che a livello regionale.
Lo ricorda bene Marilena Adamo, senatrice ed ex capogruppo del Pd a Palazzo Marino e consigliere regionale fino al 2000: “Ci opponemmo non solo all’approvazione della legge Formigoni che introduceva la logica di mercato nella sanità, ma successivamente anche all’allargamento in deroga della Santa Rita”.
Lo conferma Andrea Fanzago, consigliere comunale del PD: “In comune portammo 80 emendamenti per ostacolarne l’espansione incontrollata”.
Ora che la voce è più forte, amplificata dallo scandalo sanitario emerso dall’indagine giudiziaria, le verifiche sull’idoneità delle strutture stanno giustamente procedendo con minziosità e cautela.
Ora che il vaso di Pandora è stato aperto, non si può richiuderlo senza averci guardato bene fino in fondo.
Giulia Cusumano