Entro un mese forse li nuovo accreditamento ma l’ASL ribadisce che sono molti i problemi da risolvere

Lo hanno invocato per giorni gli oltre 800 lavoratori che temevano di rimetterci stipendio e posto di lavoro, lo hanno chiesto a gran voce i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil.
Alla fine, un accordo tra Asl, Regione e sindcati è arrivato.
Se all’interno del reparto di chirurgia toracica avvenivano le atrocità emerse dall’inchiesta giudiziaria, ciò non toglie che nella struttura vi siano tanti altri medici, infermieri ed impiegati che lavorano egregiamente e non meritano la sospensione del lavoro.
L’opportunità o meno di riattivare il sistema che consente l’ottenimento del rimborso pubblico per le prestazioni erogate, tuttavia, non può basarsi soltanto sulle esigenze dei lavoratori e non può prescindere da alcuni dati oggettivi relativi alla sicurezza delle strutture ospedaliere.
Proprio per questo la Asl prevede sì la riattivazione dell’accreditamento di qui a un mese ma, come si legge nell’accordo firmato martedì mattina, previo “positivo riscontro alle richieste oggettive di terzietà e ripristino dei requisiti gestionali e professionali indispensabili” anche quando “vincolati ad adempimenti societari parimenti ineludibili e relativi periodi precedenti, la cui adozione è di esclusiva competenza della proprietà”.
Tradotto significa che il riaccreditamento avverà solo qualora le verifiche in corso certificassero l’idoneità di spazi e strutture.
Verifiche, ci comunica la direzione sanitaria della Asl, “relative ai requisiti strutturali, gestionali, professionali e di appropriazezza delle prestazioni” che “sin qui hanno portato a formulare specifiche prescrizioni/richieste di adeguamento alla normativa”.
Sembra di capire insomma che aldilà dell’allontanamento di quelle che l’Assessore Bresciani ha definito “mele marce”, ovvero gli artefici delle neffandezze in sala operatoria, ci sia ancora qualcosa di poco trasparente o regolare nella gestione della struttura osperaliera.
Sorge il sospetto che gli accertamenti in corso riguardino proprio l’idoneità delle strutture, da anni messa in discussione dal “Comitato contro l’Elefante” e dai tanti che negli anni scorsi, senza ottenere purtroppo molta eco, si sono battuti contro l’ampliamento della Santa Rita contestando proprio le carenze di sicurezza della struttura.
A scandalo scoppiato e con la clinica sotto la lente di ingrandimento della ASL quelle carenze non potranno più essere trascurate.
Nonostante ciò è ottimista Antonio Marchini, segretario provinciale della Cgil con delega alla sanità privata che in primis si è battuto per il riaccreditamento: “se la struttura era aperta, ciò significa che i requisiti ci sono”.
Da anni il Comitato contro l’Elefante denuncia irregolarità non di poco conto: corridoi stretti, scale in curva, stanze con la porta troppo piccola per permettere il passaggio di un letto o una barella, assenza di percorsi separati per il trasporto di materiale sterile e di quello a rischio infettivo dalle sale operatorie.
“Se facessimo questi ragionamenti –commenta Marchini che sembra preoccupato esclusivamente del pur importante problema occupazionale– gran parte degli ospedali italiani e milanesi dovrebbero chiudere”.
è come dire che non val la pena dare la multa per chi mette la macchina in doppia fila perché c’è chi parcheggia sulle strisce, ma di mezzo in questo caso c’è il bene primario della salute dei malati.
“Probabilmente l’accreditamento arriverà a macchia di leopardo –continua Marchini– prima riapriranno pronto soccorso e ambulatorio, poi in base al piano di governance che la nuova amministrazione presenterà alla Asl si vedrà quali specialità verranno riaccreditate”.
Più che di un impegno, quello firmato martedì sembra un tentativo da parte della Asl di prendere tempo. In attesa degli accertamenti in corso, l’intento potrebbe essere quello di calmare le acque e smorzare i toni della protesta dei lavoratori e dei sindacati, animatori delle forti pressioni esercitate in questi giorni nei confronti della direzione sanitaria.
Nonostante la battaglia sindacale abbia prodotto un risultato, l’equilibrio sembra tutt’altro che ristabilito. E’ lo stesso Marchini a confermare la portata del terremoto abbattutosi sulla clinica: “una cosa è certa: la santa Rita non sarà mai più come prima”.
Giulia Cusumano