Anche il PD lombardo scopre il look total security, ma sul web scoppia la polemica tra i militanti e sono in molti a non volere le “ronde democratiche”

Le ‘ronde’ del PD saranno assai diverse dalle ‘camicie verdi’ ma sembrano tanto simili a quanto sta sperimentando il Sindaco leghista di Verona Tosi con i gruppi di volontari organizzati dal Comune a supporto dalla Polizia municipale della città scaligera.
A.F. –consigliere di Zona del PD proveniente di area Margherita– il documento del PD lombardo intitolato “Sicurezza bene comune” se l’è letto e si schiera tra i critici. Anche lui affida le perplessità e amarezza al circuito di e-mail: “Ho letto attentamente il documento e condivido il giudizio di G. L. Ancorchè non si tratti di ronde padane o simili, vedo il Pd in un affannoso e sbagliato inseguimento del centrodestra sul suo terreno, mentre invece stiamo perdendo una formidabile occasione di definire la nostra identità. Non perché noi si debba fare pregiudizialmente il contrario di ciò che dice il centrodestra, ma perché noi siamo alternativi alla loro visione di società. Abbiamo visto i risultati di una campagna elettorale condotta in modo soft, in cui molto non è stato detto (ad es. sul tema della politica internazionale e della pace nel mondo) o detto male …e ora continuiamo a parlare una lingua che non è la nostra e che alla fine ci fa balbettare. E poi ricordiamoci che fra l'originale e la brutta copia si sceglie sempre il primo e non la seconda.”
Se si esce dal dibattito on line difficile trovare chi si schieri apertamente contro l’accelerazione securitaria del PD lombardo. “Ma quali ronde! –sbotta alla nostra domanda Pierfancesco Majorino, Capogruppo del PD a Palazzo Marino– Si tratta di gruppi di cittadini che si impegnano a segnalare il degrado dei propri quartieri. Non c’è nessuna intenzione di sostituirsi agli organi di polizia. Se un errore c’è stato, è di comunicazione: non siamo riusciti a far capire fino in fondo che si tratta di un’iniziativa che con le ronde non c’entra nulla.”
Sarà, ma sembra che il problema di comunicazione ci sia anche all’interno dei vertici del PD lombardo. Infatti, i “progetti pilota per il controllo e la segnalazione diretta da parte dei cittadini dei fenomeni di degrado urbano” enunciato al punto 7 del documento “Sicurezza bene comune” sono altra cosa rispetto alla “sperimentazione di percorsi per l’istituzione dei ‘volontari della polizia municipale’ mediante specifici corsi di formazione” proposta al punto 8.
Ma qualche dirigente del PD, ovviamente a patto che non se ne faccia il nome, lascia da parte i commenti ufficiali e si lascia andare a giudizi meno controllati. “È una stupidaggine colossale – è l’amaro commento di un esponente di prima fila del PD milanese –. Ci muoviamo come un pugile suonato e, peggio ancora, con proposte di questo genere mettiamo in luce una sconfortante subalternità culturale e politica rispetto al centrodestra”.
Tra delusi e convinti, malpancisti e smarriti serpeggia comunque la stessa inquietudine: dal 13 aprile, al nord ma non solo –basta vedere i risultati delle amministrative tenutesi in Sicilia pochi giorni fa– il terreno sotto i già fragili piedi del PD è franato. I detriti scivolano veloci lungo il piano inclinato della questione sicurezza su cui il centrodestra ha investito per un decennio e dalla quale oggi raccoglie ricchi dividendi. Si continua a rincorrere affannosamente in una gara nella quale il percorso, le regole e il traguardo sono stabilite dall’altro concorrente, che comunque vincerà.
Beniamino Piantieri