Italia Nostra propone il recupero dell’antico giardino di Villa Simonetta ora occupato dai binari inutilizzati dello scalo Farini

(Marcantonio Dal Re, Ville di delizia o sieno palagi camparecci nello stato di Milano, 1726)
Non era un’erba qualunque, ma un magnifico giardino del Cinquecento, sacrificato oltre un secolo fa per costruirci uno scalo merci.
Parliamo del parco di Villa Simonetta e dello Scalo Farini, situati appena fuori dalle mura spagnole, e parliamo della possibilità di tornare indietro nel tempo e restituire alla città un pezzo di storia.
E’ la proposta di Italia Nostra, che ha messo a punto un progetto per recuperare la porzione di giardino ora occupata da alcuni fabbricati in dismissione e da binari che presto verranno sostituiti da corsie più centrali. L'area è di proprietà delle Ferrovie dello Stato, mentre la Villa appartiene al Comune. Costruita verso la metà del ‘400 da Gualtiero Bascapè, cancelliere di Ludovico il Moro, fu successivamente acquistata prima dal Governatore di Milano, Ferrante Gonzaga, poi dalla famiglia Simonetta, da cui prese il nome. Il degrado iniziò nel 1836, quando la villa fu adibita ad ospedale per colerosi per la sua posizione ai margini della città. Negli anni divenne poi fabbrica di candele, officina meccanica, casa opera, caserma, falegnameria, infine osteria.
Nel ‘900 venne ridotto il giardino per esigenze ferroviarie e la Villa venne acquistata dal Comune che provvide al parziale restauro della facciata danneggiata dai bombardamenti del 1943 e al ripristino e interramento delle due peschiere. Oggi l’edificio cinquecentesco fa parte della Fondazione Scuole Civiche di Milano di cui costituisce il Dipartimento di Musica. D’estate è possibile assistere a concerti nella piccola sezione di parco rimasta ai piedi della facciata principale.
La trattativa tra Ferrovie e Comune per la cessione dell’area circostante–come di altri spazi ferroviari dimessi- è già in corso, in vista dell’approvazione del Piano di Governo del Territorio che prevedrebbe l’edificazione nelle zone adiacenti, quella dell’ex area delle poste fino allo Scalo Lancetti e in via Valtellina, un tempo dogana merci.
Dove Italia Nostra vorrebbe ripristinare il parco invece non è previsto alcun tipo di intervento, salvo, come dicevamo, il già deciso arretramento dei binari.
Potrebbero essere recuperati circa 7000 metri quadrati di terreno: il polmone verde che si andrebbe a creare farebbe parte di quel 65% di zona a verde previsto nel Pgt per l’area dello scalo Farini.
La proposta di Italia Nostra è già stata presentata dalle Ferrovie, che ne ha dato parere favorevole.
A decidere sul futuro della Villa e del suo parco, però, sarà la Giunta Comunale, che dovrebbe farsi carico dei lavori di scavo per il recupero delle due antiche peschiere antistanti la ferrovia. Italia Nostra stima una spesa di circa 400 euro a mq per la sola sistemazione a verde.
Per ora nessuna risposta dall’Amministrazione, che preferisce aspettare l’adozione del Pgt prima di decidere come sfruttare i nuovi terreni che acquisirà dalle Ferrovie dello Stato. Certo è che, almeno nell’area in cui si vorrebbe far risorgere l’antico giardino, non si potrà edificare per via della vicinanza con le corsie ferroviarie.
Italia Nostra d’altra parte confida in una decisione repentina: il recupero dell’area potrebbe inserirsi in un percorso che dall’Expo porterà all’adiacente area Garibaldi-Repubblica, già interessata da radicali trasformazioni con il progetto di City Life.
Giulia Cusumano