In Lombardia cresce l’infiltrazione criminale nel business legato all’ ambientale e al consumo del territorio

30.824 illeciti ambientali accertati nel 2010 in Italia: 84 al giorno, 3,5 ogni ora. 19,3 i miliardi di euro di fatturato, 2 i milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi sequestrati, 290 i clan coinvolti: è un bollettino inquietante quello che si delinea analizzando i dati di Legambiente. Dati che parlano anche di 26.500 nuovi immobili di edilizia abusiva, con 18.000 abitazioni costruite ex novo e la cementificazione di circa 540 ettari. Un vero e proprio saccheggio del territorio.
“Per porre rimedio a questa situazione, avevamo atteso con ansia il decreto col quale il governo deve recepire la Direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, inserendo finalmente i delitti ambientali nel Codice Penale- dichiara Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e legalità dell’associazione- Purtroppo, ad oggi, lo schema approvato rappresenta una vera e propria ‘occasione mancata’. Si rimane nel solco delle fattispecie contravvenzionali, senza riuscire a individuare i delitti, con l’effetto di continuare a fornire alle forze che devono indagare e reprimere armi spuntate: nessuna possibilità di utilizzare le intercettazioni telefoniche e ambientali, impossibilità delle rogatorie internazionali, tempi brevissimi di prescrizione”.
L’unico delitto ambientale riconosciuto è quello sul traffico illecito di veleni, che nel 2010 ha fatto registrare 29 inchieste. Altre 6 nei primi 4 mesi del 2011. Sono ben 6 mila invece gli illeciti relativi al ciclo dei rifiuti; dato in aumento, anche in questo caso, in Lombardia.
Giulia Cusumano