Il referendum è senza quorum, vale a dire che non ci sarà bisogno di un numero minimo di votanti per considerarne valido l’esito.
Partiamo dal testo del quesito referendario, quello che il cittadino troverà sulla scheda.
«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?»
Qui di seguito cercheremo di dare una spiegazione del contenuto di ognuna delle 5 parti del quesito, riportando a seguire le ragioni che sostengono il SI’ e quelle che sostengono il NO, per tentare di fornire un quadro il più possibile equilibrato in merito a una questione che risulta piuttosto complessa, sia per i suoi aspetti tecnici sia per la portata politica.
Attualmente Camera e Senato hanno uguali compiti e poteri: ad esempio entrambi gli organi votano la fiducia al governo e approvano tutte le leggi. La riforma cambierà questo stato di cose: i deputati della Camera saranno i soli a rappresentare la nazione e a concedere la fiducia al governo; inoltre l’organo darà l’indirizzo politico (semplificando, gli obiettivi che il governo deve perseguire), avrà la funzione legislativa e controllerà l’operato dell’esecutivo.
L’elezione della Camera non viene modificata dalla nuova Costituzione, i deputati restano 630, rimangono in carica per 5 anni (come previsto dal nuovo articolo 60), ricevono un’indennità stabilita per legge (articolo 69) e operano senza vincolo di mandato.
Il nuovo Senato avrà un numero limitato di competenze sulle quali legifererà insieme alla Camera (riforme costituzionali, disposizioni sulla tutela delle minoranze linguistiche, referendum, enti locali e politiche europee). Inoltre il nuovo Senato, le cui funzioni sono stabilite dall’articolo 55 (comma 5), non darà la fiducia al governo.
2) Riduzione nel numero dei parlamentari
Il nuovo Senato sarà composto da un totale di 100 membri: 95 senatori, rappresentativi delle istituzioni territoriali (Regioni e Comuni), anch’essi senza vincolo di mandato, più altri 5 che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica (articolo 57), invece dei 315 eletti con suffragio universale e diretto dai cittadini che hanno compiuto i 25 anni di età, come succede ora. I senatori non saranno più eletti direttamente, ma saranno scelti dalle assemblee regionali tra i consiglieri che le compongono e tra i sindaci della regione (elezione di secondo grado). In tutto il Senato sarà composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e cinque senatori nominati dal presidente della Repubblica che resteranno in carica per sette anni.
Inoltre, con la soppressione dell’articolo 58 della Costituzione, verrà meno anche il requisito dei 40 anni d’età per poter essere eletto. Si potrà candidare e potrà votare chiunque abbia compiuto 18 anni.
3) Il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni
La riduzione nel numero di senatori e altre disposizioni contenute nella riforma dovrebbero avere come conseguenza una riduzione della spesa pubblica, che attualmente è difficile calcolare ed è uno dei punti più discussi della riforma
4) Soppressione del CNEL
Il CNEL, o Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, è un organo previsto dall’attuale Costituzione con l’articolo 99 e ha lo scopo di fornire consulenza tecnica al parlamento, nonchè la facoltà di promuovere disegni di legge. Il CNEL è composto da 64 consiglieri, in parte nominati dal presidente della Repubblica e dal presidente del Consiglio, in parte dai rappresentanti delle categorie produttive e in parte dai rappresentanti di associazioni e volontariato. Con l’abrogazione di questo articolo, il CNEL verrà abolito. Il motivo è che la sua utilità nel corso degli anni è ritenuta molto bassa: se passasse la riforma, la disposizione sarebbe immediatamente attiva ed entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge costituzionale il presidente del Consiglio nominerebbe tramite decreto, un commissario straordinario a cui affidare la gestione provvisoria del CNEL. Alcune delle sue funzioni attualmente attive andranno comunque trasferite a qualcuno da decidersi.
5) Revisione del Titolo V della parte II della Costituzione
L’articolo 117 della Costituzione regola le competenze legislative tra Stato e Regioni. Il cosiddetto Titolo V, ovvero la parte della Costituzione che contiene le norme che regolano le autonomie locali, è stato modificato con la riforma Costituzionale del 2001 (governo Amato), quando alle regioni fu garantita autonomia in campo finanziario e organizzativo e furono stabilite una serie di “competenze concorrenti”, cioè materie delle quali potevano occuparsi stato e regioni insieme.
Con la riforma, molte competenze torneranno in maniera esclusiva allo Stato.
La riforma introduce la clausola di supremazia: lo Stato, su proposta del governo, potrà intervenire su quelle materie non di sua esclusiva competenza (e quindi in ambiti di legislazione regionale) allo scopo di garantire “la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica”, oppure “la tutela dell’interesse nazionale”.
LE RAGIONI DEL SI’ http://www.bastaunsi.it/ * Il superamento del bicameralismo paritario consentirà di ridurre il costo degli apparati politici rendendo l’attività del Parlamento più rapida ed efficace: la Camera approverà le leggi e il Senato avrà al massimo 40 giorni per discutere e proporre modifiche, su cui poi la Camera esprimerà la decisione finale. La Camera dei Deputati darà e toglierà la fiducia al governo, il Senato rappresenterà prevalentemente le istanze e i bisogni di comuni e regioni. * Riduzione di costi e poltrone in seguito alla riduzione del numero dei parlamentari: i senatori elettivi non percepiranno indennità; il CNEL verrà abolito, e con esso i suoi 65 membri; i consiglieri regionali non potranno percepire un’indennità più alta di quella del sindaco del capoluogo di regione e i gruppi regionali non avranno più il finanziamento pubblico; le province saranno eliminate dalla Costituzione. * Chiarimento del rapporto tra Stato e Regioni: con l’eliminazione delle cosiddette “competenze concorrenti”, ogni livello di governo avrà le proprie funzioni legislative sfoltendo il lavoro della Corte Costituzionale. Alcuni temi come le grandi reti di trasporto e di navigazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia o la formazione professionale saranno di esclusiva competenza dello Stato. Alle Regioni potranno essere delegate altre competenze legislative, e sarà un modo per promuovere le Regioni più virtuose. * Con la riforma il Parlamento avrà l’obbligo di discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare proposti da 150mila elettori; saranno introdotti i referendum propositivi e d’indirizzo; si abbassa il quorum per la validità dei referendum abrogativi: in questo modo la democrazia italiana diverrà autenticamente partecipativa. * Diventando luogo di rappresentanza di Regioni e Comuni, il Senato potrà intervenire direttamente nel procedimento legislativo attraverso i sindaci e i consiglieri che ne faranno parte e che potranno anche partecipare alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea e verificarne l’impatto sui territori. | LE RAGIONI DEL NO http://www.referendumcostituzionale.online/ * La riforma rende il bicameralismo più confuso e crea conflitti di competenza tra Stato e regioni, tra Camera e nuovo Senato, moltiplicando fino a dieci i procedimenti legislativi. Viene creata una Camera che dovrebbe essere rappresentativa delle istituzioni territoriali, però si riduce il ruolo delle Regioni e non vengono affidati al Senato stesso importanti funzioni di interesse regionale. * La riduzione dei costi di cui tanto si parla è in realtà minima: secondo il governo la cifra si aggira intorno ai 500 milioni di euro, ma il numero è troppo alto, perché include anche i risparmi ottenuti dall’abolizione delle assemblee provinciali, una misura che è già stata realizzata in passato e che con la riforma della Costituzione viene soltanto confermata. L’eliminazione dell’indennità per i senatori non implica il taglio di qualsiasi erogazione di fondi poiché essi continueranno a percepire la diaria (a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma), rimborsi delle spese per l’esercizio del mandato e per le spese generali, un’ulteriore quota di 2090 euro al mese erogata forfettariamente, più altre facilitazioni. * la riforma conserva e rafforza il potere centrale a danno delle autonomie: l’eliminazione delle competenze legislative concorrenti non serve a risolvere i contenziosi tra Stato e Regioni. I conflitti tra i due livelli istituzionali si sono verificati non solo per la concorrenza ma soprattutto per questioni di competenza esclusiva statale o regionale. La riforma non delinea in modo netto il confine tra l’ambito di competenza dello Stato e quello delle Regioni. * la riforma non amplia realmente la partecipazione democratica dei cittadini, semplicemente triplica il numero necessario di firme per i disegni di legge di iniziativa popolare. Oltre a questo, insieme alla nuova legge elettorale (Italicum) già approvata, espropria la sovranità al popolo e la consegna a una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri * La “clausola di supremazia” sembra dare poteri sproporzionati al governo. Al tempo stesso, la riforma determina un rafforzamento sostanziale delle Regioni a statuto speciale a fronte dell’innegabile riduzione del livello di autonomia di quelle a statuto ordinario. |
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