Il successo del car sharing non può limitarsi ai confini della città

Il car sharing free flow, sia per garantire l'efficienza del servizio agli utenti sia per assicurare un ritorno economico agli operatori, necessita di economie di scala e quindi di grandi numeri che possono essere messi in campo (come mezzi e risorse) e trovati (come clienti) in una grande città.
Si ripropone quindi il problema del confine tra la città e il suo hinterland, che caratterizza molti aspetti del dibattito sulle politiche del trasporto, sia pubblico che privato, dall'integrazione tariffaria ai provvedimenti di limitazione della circolazione privata agli investimenti in infrastrutture.
E' inevitabile che sul lungo periodo i profondi cambiamenti nelle abitudini di mobilità dei cittadini riguarderanno non solo le aree urbane e l'offerta di soluzioni alternative all'automobile privata, anche in considerazione dell'impossibilità di ingenti investimenti pubblici nel trasporto collettivo, dovrà interessare anche i comuni esterni ai confini urbani, quanto meno quelli a ridosso della città. Si tratta di affrontare la sfida dell'integrazione dell'offerta e della sua estensione a livello territoriale.
Sfida difficile sia dal punto di vista tecnico che gestionale, poiché sarebbe impossibile ipotizzare semplicemente l'estensione del car sharing free flow così come oggi lo conosciamo e lo utilizziamo anche ai soli comuni dell'immediata cintura extraurbana. Ma l'integrazione con le forme più tradizionali di car sharing, che fino ad oggi per la loro minore flessibilità hanno avuto meno successo, e una collaborazione tra gli operatori del nuovo (ad oggi però interessati ad operare "in solitario" per conquistarsi la più ampia fetta possibile di clienti poiché ancora in fase di avvio) potrebbero rendere meno permeabili i confini della città anche per le forme più avanzate di mobilità.
B. P.