L’Assessore regionale Boni si scaglia contro i profughi che bivaccano. Ma il vero scandalo è che questi siano abbandonati a se stessi

Ma, si sa, un’opinione pubblica da anni ammaestrata ai riflessi pavloviani della gestione politica del panico risponde docilmente all’allarme e forse voterà.
Poco importa che gli invasori dei giardini provengano da quel Corno d’Africa che è ormai una polveriera nella quale Al-Queada è sempre più forte e la comunità internazionale sempre più impotente.
In Somalia sono rimasti poco più di 1500 caschi blu ugandesi e ruandesi e mentre a Mogadiscio si combatte casa per casa dalla capitale solo negli ultimi giorni sono fuggite oltre 120000 persone e stamattina un kamikaze a Baladweyn, al confine con l’Etiopia ha fatto saltare un hotel uccidendo tra gli altri il Ministro della sicurezza nazionale.
All’Assessore Boni questo, ammesso che lo sappia, poco importa. Del resto Milano è ormai abituata a vedere un solo problema, mentre le emergenze vere sono invisibili, sia quelle a migliaia di chilometri di distanza sia quelle sotto casa. Catastrofi umanitarie e emergenza mafia sono un dettaglio sbiadito, un puntino in un orizzonte minaccioso di rom e extracomunitari. Eppure, come scrive Marco Alfieri nel suo bel libro “La peste di Milano” (di cui pubblicheremo una recensione la prossima settimana): “le ‘ndrine si stanno impossessando del territorio anche se all’ombra del Duomo l’emergenza numero uno sembrano essere ossessivamente rom e lavavetri.”
Beniamino Piantieri