Si punta sulla raccolta differenziata. Entro il 2011 la Provincia dovrà arrivare al 52% e Milano dovrà passare dal 30,3% al 40,7%

Perché si gioca d'anticipo in Provincia (quattro giorni prima della votazione del Piano Rifiuti)? Si possono fare solo ipotesi ma la sensazione è quella che da Palazzo Isimbardi si voglia chiarire a tutti indipendentemente dalle questioni che riguardano Milano, che il Piano Rifiuti per quanto aperto ed elastico, risponda esclusivamente a logiche che concernono la migliore gestione dei rifiuti “in ottemperanza al più coerente principio ambientalista”. Come dire –e lo dicono Penati e la Brembilla– “del termovalorizzatore per ora non c'è stretto bisogno, lavoriamo contro la proliferazione degli impianti”, il principio di economia è per sua stessa definizione un principio ecologico “ma se ce ne sarà bisogno e fatte le dovute verifiche, in futuro si potrà valutare la possibilità di uno o due nuovi impianti, il piano non pone limiti”.
Ma che le orecchie a cui si vuole arrivare siano altre, e in particolare quelle di Palazzo Marino e dell'AMSA, risulta chiaro quando Penati in un passaggio della conferenza stampa, riferendosi al termovalorizzatore, dichiara “a chi ci vuol prendere la mano facendoci dire chi lo deve fare e come lo deve fare, rispondo che questo non è compito della Provincia, e chi ci sta provando sta facendo una cosa scorretta che va contro la libera competizione del mercato. Siano le migliori condizioni dal punto di vista della localizzazione, dell'impatto ambientale, del costo d'esercizio a determinare dove si farà un eventuale nuovo impianto”.
E allora le “3R”: Riduzione, Recupero, Riutilizzo. I punti cardini del Piano elaborato dall'Assessora Brembilla, un Piano che insiste sugli obiettivi di migliorare la raccolta differenziata (entro il 2011 dal 43% al 52% per l'intera Provincia, dal 30,3% al 40,7% per la città di Milano), di promuovere la riduzione dei rifiuti alla fonte, di riqualificare e potenziare l'impiantistica esistente (termovalorizzatori) nell'ottica di un recupero energetico, e di annullare infine il ricorso allo smaltimento in discarica e i relativi costi logistici (e ambientali) legati al trasporto dei rifiuti, il tutto all'interno del più ampio principio dell'autosufficienza provinciale. Nessun nuovo termovalorizzatore nell’immediato, soltanto in futiro si valuterà la necessità di nuovi impianti –sottolinea il Presidente Penati– in sostituzione di quelli vecchi.
Eppure, alla fine proviamo a fare una domanda al Presidente. Gli chiediamo se ha qualche dubbio sul fatto che si potesse procedere in modo ancor più integrato, tenendo presente le esigenze di Milano e il processo di fusione delle società dell'energia milanese e bresciana, visto da tutti, Governo, mercati e politica, come una possibilità di sviluppo addirittura nazionale.
Penati sospira e alza le sopracciglia “purtroppo non c'è mai stato un coinvolgimento della Provincia da parte del Comune, non si è aperto un tavolo concertativo, ma si è strumentalizzata la battaglia dei numeri e gli allarmi mediatici per costringerci a fare un'operazione che è utile in un'altra logica.
Ma questo metodo presuppone un'idea di subalternità tra istituzioni che non può essere accettata ed è oltremodo spiacevole. E poi se Milano aveva bisogno di una mano poteva chiedere aiuto, ne avremmo discusso insieme e valutato se era possibile e se era il caso di collaborare”.
Fabio Davite