L’Atm si appresta ad aumentare le tariffe, ma il servizio migliorerà?

Ma come funzionano i mezzi pubblici a Milano? Il modo migliore è, senza dubbio, attraversare la città con metrò, autobus e tram. Anche perché, questi aumenti arrivano in un momento nel quale i cittadini già stringono la cinghia. Infatti, quest’estate i mezzi sono molto più usati, dato che il 60% dei cittadini non è andato in ferie –cioè il 10% in più dell’anno scorso– a causa della crisi.
La prima cosa che notiamo è che, in estate aumenta il disagio per muoversi durante la notte, già presente durante l’anno, infatti non c’è più il bus by night. Ma spesso si deve, lo stesso, usare la macchina per evitare lunghissime attese alle fermate, dato che le corse sono diradate, inoltre la metro termina il servizio solitamente a mezzanotte e i mezzi di superficie alla una. Indipendentemente dall’orario esatto di chiusura, il cittadino milanese ha delle riserve nell’usare i mezzi in tarda serata. Se ci fossero più mezzi durante la notte sarebbe uno spreco in quanto non usati, oppure, dato che dopo una certa ora c’è il vuoto, l’utenza non si fida a usarli comunque?
I bus notturni non sono molto comodi, devono essere prenotati almeno 24 ore prima, e se servono nel weekend anche due o tre giorni prima. Possono anche lasciarti a piedi se non arrivi in anticipo dove è stata concordata la fermata. Hanno percorsi diversi rispetto alle linee diurne, così bisogna studiare che giro fanno e dove si possono incrociare i bus di quartiere. Infatti, dopo le 22, in molti quartieri, non girano più i mezzi normali ma questi mini bus.
Di giorno, invece, saliamo su una 34 (quartiere Fatima- via Toffetti), 13 minuti di caldissima attesa accanto al palo, senza pensilina. A bordo ci investe il soffio gelido dell’aria condizionata regolata al massimo a confermare la maledizione per cui i mezzi dell’ATM in estate sono forni o ghiacciaie. Nessuna via di mezzo. Cerchiamo l’obliteratrice, ce ne sono due nuove e una vecchia. Solo che le prime due sono rotte, la terza, ormai, non funziona coi biglietti nuovi.
“Cosa devo fare per il biglietto” chiedo all’autista, che mi risponde stupito “Non lo so”.
Anche la 93 ha dieci minuti di attesa, che questa volta passo nell’ombra smozzicata della pensilina, e finalmente qui timbro il biglietto giornaliero da 3€, almeno questo è conveniente dato che è valido per 24 ore dalla prima convalida.
Su alcuni mezzi c’è una voce registrata che informa delle fermate, ma non su tutti e, in effetti, me ne accorgo quando, leggendo tranquillamente, mi perdo la fermata e devo tornare in dietro. Vado quindi a prendere il tram 5, qui l’attesa è solo di cinque minuti. Un record visto che si tratta di una delle linee notoriamente più tartassate dai ritardi.
Il colpo di fortuna non si ripete con il tram 1 che aspettiamo la bellezza di un quarto d’ora.
Nulla però batte però i 25 minuti di attesa del 29/30.
Mi imbatto poi in un classico problema: il tram 24, che è l’unico mezzo che unisce due sedi dell’Università Statale di Milano, e che obbliga gli studenti che hanno lezioni consecutive in entrambe le sedi, a perdersi almeno 15 minuti della lezione prima e 15 di quella dopo, dato che impiega, di solo tragitto 20 minuti, più l’attesa. Questo tram ora è stato sostituito da un bus a causa di lavori in largo Crocetta, ma nessuno si è premurato di scrivere che il bus sostitutivo non si prende dove fa capolinea il tram.
Così da via Dogana, capolinea abituale, devo seguire l’incerta scia di vociferare degli altri aspiranti passeggeri per arrivare in via Gonzaga, dove scopro la nuova fermata.
Per allontanarci dal centro prendiamo la 77. L’autobus arriva qualche metro fuori dal Comune di Milano entrando un poco in quello di San Donato. Se negli orari lavorativi c’è un passaggio ogni 15 minuti, il tempo arriva a raddoppiare negli altri orari.
Come arriverà a raddoppiare il prezzo del biglietto.
Emanuela Fanny Papa