Ancora fermi i cantieri in Piazza XXV aprile. Cittadini, commercianti e acquirenti di box minacciano le vie legali, il Comune se ne lava le mani.

Prima i tempi biblici per gli scavi archeologici (Simini dice di non avere la minima idea del perché siano durati addirittura due anni e mezzo) che hanno costretto ad una variazione del progetto iniziale e ad un conseguente riequilibrio economico di oltre 4 milioni di euro (quindi ad un aumento dei prezzi dei box).
Poi i tempi per la consultazione per l’utilizzo dei tiranti, che per i nuovi dispositivi di legge deve ricevere il benestare dei residenti.
Poi ancora il fallimento della Cega, una delle tre aziende coinvolte nel progetto.
L’ultima puntata risale alla sentenza del 26 giugno, che ha sancito l’estromissione della Cega dal consorzio. Di fatto però l’azienda non ha ancora abbandonato il campo. Bisognerà aspettare la fine del mese per conoscere l’esito del ricorso promosso dalle altre due aziende contro l’occupazione abusiva.
Intanto il tempo passa e i disagi aumentano. Da una grande piazza, si è passati a una grande pizza per tutti.
Da una parte ci sono i residenti della zona, costretti a fare i conti con il traffico, le buche sulle strade, e soprattutto con spaccio e degrado che ogni cantiere semi abbandonato tradizionalmente attira.
Poi ci sono i commercianti, che hanno visto collassare gli introiti e sono stati costretti a drastici ridimensionamenti del personale.
Infine ci sono gli acquirenti dei box, che hanno già pagato tra i 15 e i 20 mila euro e che hanno visto lievitare di oltre 7 mila euro i prezzi.
Residenti e commercianti sembrerebbero sperare che la partita si chiuda, insieme al cantiere, e che si metta fine a un “brutto sogno” durato 3 anni.
Chi ha già sborsato cifre considerevoli per l’acquisto dei box, evidentemente, spera viceversa di vedere al più presto sorgere il famigerato parcheggio, certi che se ciò non dovesse accadere, nessuno sarebbe pronto a risarcire un centesimo.
Tutti sul piede di guerra insomma. Tutti pronti ad agire per vie legali.
“Volete fare un ricorso? Beh, questo è il paese dei ricorsi. Fatelo pure, così avrete il cantiere per altri 10 anni” ha commentato Simini prima di lasciare l’assemblea. Quasi che il Comune, ormai, più che tutelare gli interessi dei cittadini sia interessato a fare il facilitatore edilizio.
Parole suonate ai presenti come un nemmeno troppo velato avvertimento.
E’ innegabile che se i tempi si allungassero ulteriormente non sarebbe solo un problema per cittadini, commercianti, acquirenti e aziende costruttrici costrette a pagare una penale. Sarebbe prima di tutto un danno d’immagine per il Comune.
Per lo stesso motivo, difficile, quasi impossibile, che l’Amministrazione decida di chiudere il libro senza leggerne l’epilogo.
Un epilogo che, comunque vadano le cose, non sarà sicuramente quello del “tutti felici e contenti”.
Giulia Cusumano