Palazzo Marino mette le mani avanti, chiede al Governo la moratoria per le sospensive del TAR e chiude al dialogo con i cittadini

L’Expo, dicevamo, potrebbe essere un’occasione per segnare una netta discontinuità rispetto ad un recente passato nel quale l’Amministrazione locale ha costretto i cittadini a rivolgersi al TAR per essere ascoltati.
Eppure sembra che questa possibilità sia destinata a sfumare.
Il Sindaco ha espressamente chiesto al Governo che si insedierà da qui a pochi giorni di mettere in agenda tra i suoi primi provvedimenti una moratoria delle sospensive che il TAR potrebbe pronunciare in seguito ad eventuali ricorsi contro cantieri e opere per l’Expo 2015.
Questa decisione, che purtroppo è assai più di una semplice possibilità, darebbe corpo ad un retropensiero che mette le mani avanti.
Infatti, nonostante le promesse di condivisione, sostenibilità e trasparenza, fatte appena prima e appena dopo la vittoria parigina del 31 marzo scorso, a Palazzo Marino sembrano intenzionati a procedere senza mettere nel novero delle possibilità un confronto reale con la cittadinanza. Anzi, marciando sull’onda di un pregiudizio per il quale cittadini e comitati non sapendo come passare il proprio tempo ricorrerebbero al Tribunale amministrativo, come se ciò non comportasse un iter assai lungo e una spesa iniziale di almeno cinquemila euro.
L’Expo, occasione tanto attesa per una città ferma da troppo tempo, non può ridursi ad una mera partita immobiliare condita da una nuova linea del metro, della quale, per il momento, non si conosce nemmeno il tracciato preciso, né ad un megabusiness turistico.
L’Expo 2015 potrebbe essere l’occasione, dopo decenni, di ripensare lo sviluppo –urbanistico, economico e sociale– di Milano attraverso un percorso condiviso, aperto ai contributi di tutte le forze vive della città a partire dai cittadini. Potrebbe essere, ma a guardare questi primi pessimi segnali forse dobbiamo rassegnarci a dire avrebbe potuto essere.