In vista delle provinciali il Pd si guarda intorno cercando nuove strade e nuove alleanze

Di sicuro la partita sarà più dura rispetto al 2004. Allora l’alleanza di centro-sinistra, presentandosi con ben 9 simboli, era sì molto più eterogenea, ma anche ben più affolata.
Penati riuscì a scalzare l’uscente Ombretta Colli dalla poltrona di regia dopo il ballottaggio, battendola con il 54% dei voti.
Ma nel 2004, ricordiamolo, la Lega si presentava da sola, ottenendo l’8,6% delle preferenze.
Un consenso che, dopo l’exploit del Carroccio alle amministrative di aprile, è presumibilmente destinato a salire, andando ad ingrossare il bottino di voti del Pdl, questa volta allacciato a filo doppio al partito di Bossi.
Posto che difficilmente il Pd tenterà la corsa solitaria- sarebbe un autogol clamoroso ed annunciato- Penati dunque si trova ad un bivio: meglio tenersi amici i vecchi “Compagni” o tentare l’aggancio all’Udc?
Ezio Casati, segretario provinciale del Pd, ha dichiarato di sentirsi accomunato al partito di Casini sotto molti punti di vista. Forse più che con il Prc.
Rifondazione, d’altra parte, minaccia il divorzio dal Pd qualora il partito non rinunciasse a rincorrere la destra sui temi della sicurezza.
Dall’elogio dell’esercito in città alla lode al pugno di ferro contro i Rom, dalle ronde democratiche al federalismo, il partito di Penati sembra in effetti pendere più a destra che a sinistra.
“Dobbiamo guardare con attenzione a chi ha votato Lega, un elettorato che in passato ha votato anche Centrosinistra”- ha ammesso Casati.
Che si tratti di strategia politica o svolta ideologica poco cambia. Di certo c’è che il Partito Democratico sta vivendo ancora la sua fase embrionale, e nell’attesa di trovare una propria identità non può che ragionare sui numeri.
Per proteggersi dallo spauracchio del centro-destra, dunque, ogni tattica sembra lecita. Anche “Lega-lizzarsi”.
Comprensibile che Penati voglia dare al suo partito una linea programmatica capace di rispondere alle istanze dei cittadini, come abbiamo visto ormai fisiologicamente attinenti al tema securitario.
A questo punto però affiora il solito interrogativo: perché mai l’elettorato affascinato dal Credo Padano, dovrebbe preferire la “copia” all’originale? Di qui la necessità, per Penati e i suoi, di mantenere alta la guardia sul tema della sicurezza, evitando tuttavia di cadere nelle trappole del razzismo e della xenofobia che connotano indelebilmente la ricetta del centro-destra.
Giulia Cusumano