Langue l’attività del Consiglio comunale: poche delibere da approvare, Assessori poco “produttivi” e una maggioranza che ha rinunciato ad essere protagonista

Problemi gravi, in effetti. Problemi che potrebbero segnare il destino della città. Problemi buttati nel calderone degli interventi dell’ex articolo 21. Non tutti sanno forse che ogni lunedì i consiglieri dedicano almeno sessanta minuti all’esercizio del sacrosanto “diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola”. Si autoproclamano portatovoce di questioni che dovrebbero riguardare gli interessi dei cittadini e della città. E in effetti; a chi non stanno a cuore le magnifiche sorti e progressive del cassetto di Massari?
Accade attorno alle 18. Finito lo “sfogo personale” e la sequela di digressioni sui più svariati argomenti di politica nazionale e globale, cui mediamente presta attenzione soltanto l’addetto alla stesura del verbale, inizia la seduta ordinaria. Al vaglio ordini del giorno, interrogazioni, mozioni, sempre più di rado delibere di Giunta.
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Majorino, Altitonante
Soltanto 24 in questi primi mesi dell’anno, quasi la metà rispetto al 2007. Assessori poco produttivi, sentenzia il capogruppo della Lega Matteo Salvini.
Assessori incapaci di mettersi d’accordo, conferma la neosenatrice Marilena Adamo.
Fatto sta che il dibattito in aula si fa sempre più scarno e ininfluente.
15 anni e tutto è cambiato. Fino al 1993 il consiglio comunale godeva di un considerevole potere decisionale ed era diretto responsabile dell’elezione del Sindaco e della Giunta. Protagonismo politico venuto progressivamente meno a partire dalla legge che capovolse le carte in tavola istituendo l’elezione diretta del Primo cittadino e il relativo consolidamento della sua leadership.
Da allora il ruolo del Consiglio comunale è andato vieppiù indebolendosi, non solo per il processo innescato dalle nuove norme sugli enti locali, ma anche per la scarsa capacità dei suoi componenti di rendersi partecipanti attivi e propositivi nel dibattito politico.
Sempre più spesso le problematiche relative all’amministrazione pubblica devono passare per la mobilitazione dei cittadini prima di fare il loro ingresso nell’agenda politica. Non fosse stato per l’esasperazione degli abitanti, il problema dell’amianto nelle case comunali sarebbe probabilmente rimasto in sordina ancora per molto tempo.
Eppure di occasioni per dimostrare una qualche forma di partecipazione e collaborazione democratica il consiglio comunale ne avrebbe. Le Commissioni speciali, ad esempio sarebbero un ottimo banco di prova. Si tratta di organi istituibili “al fine di svolgere indagini conoscitive, studi e ricerche utili al buon funzionamento dell’Amministrazione”, e a condizione che sia una “maggioranza assoluta” a volerlo.
Il problema è che spesso questa maggioranza non c’è.
Dopo aver bocciato la proposta dell’opposizione per l’istituzione di una commissione d’indagine sugli interessi mafiosi in città, la maggioranza ha confermato la sua linea “antinterventista” respingendo l’ipotesi di una commissione conoscitiva sulla riorganizzazione della macchina comunale. Con il polverone delle “consulenze d’oro” su cui si è pronunciata la Corte dei conti e su cui la magistratura ordinaria continua a indagare, sarebbe stato quantomeno letiggimo e coerente promuovere interamente al comune un elemento di trasparenza amministrativa.
Il dito dietro cui si nasconde la maggioranza è sempre lo stesso; lo strumento sarebbe inefficace e strumentalizzabile politicamente.
Meglio non intromettersi, insomma.
Accade poco dopo le 20. Il lavoro è stato duro, la fame si fa sentire. Molti consiglieri abbandonano l’aula, il numero legale salta, il Consiglio comunale si scioglie.
Si va tutti a casa. Alla risoluzione dei problemi si penserà lunedì prossimo.
Giulia Cusumano