Sarà l’ultimo Ramadan al Palasharp, poi a Milano si deciderà la localizzazzazione della moschea

La Giunta si è detta più volte pronta ad aprire un dialogo con la comunità islamica per cercare una soluzione definitiva. Si vuole garantire il diritto di culto sancito dalla costituzione ai circa centomila musulmani che abitano a Milano, cresciuti negli ultimi anni del 100% come conseguenza all’aumento dell’immigrazione.
La disponibilità a realizzare una moschea a Milano - che sia “la più grande d’Europa”, come ama scalpitare il centro-destra, o meno- dovrà comunque fare i conti con il problema della localizzazione.
Per anni il centro-destra ha agitato lo spauracchio della moschea come simbolo di una “colonizzazione” pericolosa.
“La moschea come il campo nomadi: nessuno la vuole sotto casa”. L’hanno ripetuto come un mantra per anni gli strateghi del terrore, quelli che utilizzano la paura del “diverso” come mezzo di propaganda politica. Lo scoglio più grande dell’attuale Amministrazione sarà riuscire a scardinare il binomio moschea-insicurezza tra i cittadini milanesi. L’esito delle ultime amministrazioni ci dice che qualcosa a Milano è cambiato. L’auspicio è che davvero ci sia la capacità della classe politica di trovare soluzioni a una questione irrimandabile come questa e la disponibilità dei cittadini a collaborare alla realizzazione di una città in cui “multiculturalismo” sia finalmente sinonimo di ricchezza e non più di pericolo.
Giulia Cusumano