Si moltiplicano i mercati contadini presenti in città, sempre più dislocati tra le varie zone di Milano

Scendendo nel dettaglio, cerchiamo di dare un panorama complessivo di quanto offre Milano in termini di mercati contadini: tra i primi non si possono non citare il Mercato Agricolo della Cascina Cuccagna - che si svolge tutti i martedì dalle 15.30 e che attualmente è in fase di “ripensamento e rinnovamento” – e il Mercato della Terra che dopo numerose traversie è approdato in via stabile alla Fabbrica del Vapore, dove ogni terzo sabato del mese convergono i produttori del Parco Agricolo Sud Milano e non solo.
Dallo scorso aprile ci sono poi, in zona 3, i due mercati agricoli organizzati dalla Confederazione Italiana Agricoltori e Donne in Campo Lombardia, in via Spallanzani e Piazza Durante, rispettivamente il primo giovedì e il secondo sabato di ogni mese fino a luglio: i mercati fanno parte dell’iniziativa “La campagna nutre la città”, che offre l’opportunità di acquistare prodotti provenienti dai diversi territori della Lombardia e che è stata resa possible da una recente delibera di giunta (n.670 del 30/03/2012) che autorizza la vendita temporanea su area pubblica.
In zona 9, invece, proprio il prossimo sabato 9 giugno, esordisce “Zac!”, mercato contadino biologico e stagionale organizzato dai Gruppi d'acquisto solidale, voluto dalla Microrete di Gas con il patrocinio del Consiglio di Zona 9, Commissione Commercio ed Attività Produttive e Commissione Ambiente. Dalle 10 alle 18 presso il Parco Bassi di Via Livigno 7 - zona Dergano – saranno presenti alcuni dei produttori che abitualmente riforniscono i Gas milanesi per condividere coi cittadini “lavoro, merce e conoscenze, che rispondono ai principi di eticità, solidarietà, sostenibilità e salubrità”.
La cosa più interessante che contraddistingue questi mercati agricoli non è il semplice fatto della vendita diretta produttore consumatore che abolisce la filiera e quindi i costi aggiuntivi, ma la ricerca da parte di molti cittadini di una modalità di acquisto solidale la cui espressione più diretta sono i GAS e le associazioni che collaborano alla buona riuscita dei mercati.
Altro esempio, il mercato agricolo SolareSolidale organizzato da La Cordata e dai Cittadini Solari X Milano, avviato lo scorso aprile e che continua tutto giugno con appuntamento regolare il giovedì pomeriggio dalle 15.00 alle 20, in via San Vittore 49 presso la sede dell’associazione, in un giardino riparato dal traffico. Anche in questo caso, l’obiettivo è promuovere una maggiore conoscenza del territorio agricolo locale e favorire il rapporto diretto tra produttori (molti a filiera corta e biologici) e consumatori.
Curioso anche il caso dell’Officina dei Beni Comuni in via Arbe 50, spazio privato abbandonato da vent’anni e recentemente occupato in sordina, che sta ospitando, ogni giovedì dalle 14 alle 19.30, un mercato di Coldiretti.
Gli esempi sono davvero tanti, dislocati sul territorio urbano, e provenienti da realtà diversificate per costituzione e funzione sociale. Un fenomeno “spontaneo”, per così dire, questa moltiplicazione dei mercati agricoli, che la dice lunga su certe tendenze in atto in città in materia di consapevolezza del consumatore, di alimentazione e di desiderio di riavvicinarsi a un mondo un po’ perduto (o perlomeno percepito tale) che è quello della campagna.
Qual’è l’atteggiamento delle istituzioni milanesi nei confronti di questo fenomeno?
Apparentemente si direbbe favorevole, come testimoniano la delibera di cui parlavamo prima (a favore di attività di vendita temporanea quale può essere un mercato agricolo), o iniziative recenti come Aggiungi un pasto a tavola che puntava a rivalutare anche la funzione sociale dei mercati comunali.
D’altro canto non si spiegano altre modalità di azione, una su tutte l’ostruzionismo nei confronti del Mercato della Terra che ha dovuto traslocare dalla sede in cui prosperava da un paio d’anni mentre è stato aperto un bando per dar vita a un mercato coperto QT8, la cui realizzazione è stata affidata ad una società che si occupa di tutt’altro rispetto ai mercati agricoli.
Viene da chiedersi se ci sia una regia precisa dietro tutto questo (e nel caso basata su quali scopi), o se semplicemente l’istituzione non abbia colto il potenziale del fenomeno e la sua importanza nei processi di trasformazione e riqualificazione della città. Forse varrebbe la pena ripensare alla funzione dei mercati urbani, agricoli e non, e inquadrarli in un processo politico che tenga conto delle esigenze a cui risponde la fenomenologia in atto.
A. Pozzi