I dati del 2009 confermano che anche in Lombardia sempre più madri sono costrette a lasciare il posto di lavoro

65.239 le lavoratrici che hanno usufruito dell’astensione facoltativa (in aumento rispetto al 2007 e 2008) e 4.571 quelle che hanno scelto di restare a casa, un dato che segna una flessione ma che va relazionato anche alla crisi economica che ha colpito tutti i settori produttivi e che ha probabilmente influito sui comportamenti delle donne.
A questi numeri bisogna sommare poi quello sulla disoccupazione giovanile femminile, che in Lombardia è in aumento e ormai supera il 25%, e che ha colpito in particolare le donne con contratti di lavoro parasubordinato e atipico che non rientrano in questi dati, risultando invisibili.
Sommando le dimissioni nel primo anno di vita del bambino totalizzate dal 2006 al 2009 si arriva a un numero di oltre 20.000 donne che hanno lasciato il lavoro nella nostra regione.
Il punto fondamentale sono sempre le politiche di conciliazione, specialmente i servizi per la prima infanzia: è noto che la partecipazione femminile al mercato del lavoro tende ad aumentare laddove aumenta l’offerta di nidi e strutture per la cura del bambino piccolo. “La maternità ha bisogno di sostegno pubblico, di servizi accessibili, di tempo per la cura, di flessibilità per gli imprevisti, di politiche incentivanti per la condivisione genitoriale, soprattutto nei primi anni di vita del figlio” commenta Fulvia Colombina, ricordando che “durante la campagna elettorale il Presidente Formigoni si era impegnato a sostenere la conciliazione delle donne lombarde con un significativo stanziamento di risorse”.
Per dare qualche altro spunto di riflessione a un tema che viene troppo poco indagato e preso in considerazione dalle amministrazioni, non si può tralasciare la bassissima percentuale di condivisione del padre nell’utilizzo dell’astensione facoltativa (meno del 5% e stazionaria da anni, il che è in parte dovuto anche al significativo differenziale tra salari maschili e femminili), problema che andrebbe affrontato con strumenti di incentivazione e campagne informative per i padri.
Antiniska Pozzi