Al ritmo attuale le piste ciclabili promesse nel 1999 saranno pronte nel 2310

Perché a Milano le piste ciclabili, diciamolo: sono un disastro. Sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, nonchè una promessa mancata da decenni.
Non sono considerate dall'amministrazione come un diritto del cittadino e una buona pedina nella lotta allo smog e al traffico, ma un'extrema ratio da realizzare solo nei casi in cui non sia possibile garantire altrimenti un minimo di sicurezza al cittadino. Ma vediamo qualche dato.
Nel lontano 1979 un progetto del Consiglio comunale prevedeva la costruzione di una rete ciclabile di 330 chilometri (metà dello standard medio europeo).
Nel 1999, a 20 anni di distanza, ne erano stati costruiti solo 40 chilometri. Con una media di 2 chilometri all'anno. A questo ritmo, tra 140 anni raggiungeremo l'obiettivo fissato per il 1999!
Nonostante questi "lievi" ritardi nella tabella di marcia, nel Piano Urbano dei Trasporti della Mobilità 2001-2010, continuava a emergere un fiducioso ottimismo: si prometteva la costruzione di ben 380 km di piste.
Sarebbe tra l'altro interessante capire se questi andrebbero a sommarsi ai 330 promessi nel '79. Perchè in questo caso la promessa ammonterebbe ad un totale di 710 chilometri, che all’attuale ritmo di realizzazione vedrebbero la luce attorno al 2310.
Nel 2003 erano stati portati a compimento 70 km di tracciato, ma Ciclobby-Fiab denunciò: “i progetti esecutivi relativi a circa 23 km di ciclabilità in Milano, progettati dal Comitato Tecnico di Ciclobby-Fiab su commessa del Comune di Milano sono scomparsi. Il Comune ha avuto la possibilità di appaltarli dal 1999; finora non se ne è saputo nulla”.
Il Comune si difese alludendo ad un cambio di rotta verso un rinnovato e più efficace piano di gestione del traffico comprensivo di progetti diversi rispetto a quelli del ’99.
Nel 2004 l'allora Assessore ai Trasporti Giorgio Goggi dichiarò che la città disponeva di 78 km di piste ciclabili. Se però si escludevano i parchi, le zone pedonali e le piste doppie, come in via Dezza, via Bisceglie e via Melchiorre Gioia, si arrivava a malapena a 30 km di piste!
Sempre per quell'anno, tanto per mantenere il vorticoso ritmo di due chilometri all’anno, il Comune aveva stanziato 7.721 euro per la costruzione di itinerari ciclabili contro gli oltre 900.000 previsti per la mobilità. Meno dello 0,0085% della soma totale destinata alle politiche del trasporto, una goccia in un oceano che fa ben comprendere in quale conto fosse tenuta la mobilità ciclabile.
Nel 2007 il Rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente notificava che si è passati in 5 anni da 0,03 metri per abitante a 1,83; ancora una crescita troppo esigua in rapporto alle previsioni del 1979 e del 2001.
Ma non sono solo i ritardi a rappresentare un indubbio ostacolo alla costruzione di una seria e funzionale rete ciclabile; i problemi sussistono anche nei percorsi già realizzati.
Se escludiamo la “strada ciclopedonale” –in realtà pedonale e basta– che va da largo Cairoli a piazza S.Babila passando per piazza Duomo o l’autorizzazione per le biciclette a transitare nei vialetti dei giardini e dei parchi pubblici della città, esiste una sola lunga pista ciclabile che si estende con continuità da San Siro a Parco Lambro. Anche questa pista, tuttavia, risente della carenza di un'appropriata segnaletica, di un'inesistente manutenzione e della sistematica occupazione abusiva da parte delle auto, come avviene ad esempio in Via XX Settembre.
Nel resto della città prevalgono piccoli "abbozzi" di pista, 3-400 metri di passaggio che sfociano nel nulla e che conducono il malcapitato e fiducioso ciclista nel pieno del traffico automobilisitco.
Basti pensare alla tratta Forlanini-centro, che assicura una continuità solo lungo viale Argonne, o al cavalcavia Eugenio Bussa nel quartiere Isola, un moncherino di qualche centinaio di metri senza capo né coda che inizia e termina sul cavalcavia stesso.
Dopo anni di ottimismo, è proprio il Comune che ultimamente ha fatto qualche timido mea culpa, ammettendo nella Relazione Previsionale Programmatica 2006-2007-2008 che “la mancanza di un piano specifico non ha favorito in passato lo sviluppo di una rete ciclabile organica, spesso si sono realizzati tratti di piste che non si collegano tra loro e la mancata pubblicità degli stessi ha portato il patrimonio esistente a un lento degrado, favorendo l’uso dell’auto a discapito della bicicletta”.
Dichiarazione di un fallimento annunciato, cui ora l’Assessore alla mobilità dei Trasporti e dell’Ambiente Edoardo Croci tenta di porre rimedio, annunciando per l’anno in corso un investimento di 18 milioni di euro per la realizzazione di piste ciclabili, che porterebbe entro il 2009 al traguardo di 120 km.. Il Comune prevede anche l’introduzione del sistema bike-sharing e l’adeguamento alle norme di sicurezza e riqualificazione delle tratte già esistenti.
Ad oggi, tra i progetti in cantiere, solo la pista sul naviglio Villoresi fra Arconate e Parabiago è stata ultimata.
Lo scorso anno sulle strade di Milano ci sono stati 12 morti tra i ciclisti. E l’inizio del 2007 non è stato purtroppo da meno. Il Capoluogo Lombardo detiene purtroppo il triste record degli incidenti mortali per gli utilizzatori delle biciclette. Un dato inquietante che ben fotografa una situazione di assoluta inaffidabilità delle piste.
E allora è quantomeno comprensibile che della scampagnata in bicicletta, della pedalata fino all’ufficio, del tragitto fino a scuola, passi immediatamente la voglia.
Molto meglio la sicurezza dell’auto, la rapidità del metrò, il dondolio del tram.
Giulia Cusumano