Edilizia e risparmio energetico: una strada per ridurre anche l’inquinamento

Con la direttiva 2002/91/CE, l’Unione Europea ha definito le modalità con le quali estendere al settore dell’edilizia le misure previste dal Protocollo di Kyoto per l’abbattimento dei gas serra. Tali misure, in sostanza, prevedono la riduzione dei consumi energetici per il settore edile attraverso un deciso miglioramento dell’isolamento termico e l’utilizzo di fonti alternative. Infatti, in virtù della forte incidenza percentuale del settore sui consumi globali di energia ed il sussistere di ampi margini di miglioramento, l’edilizia è sicuramente uno tra i principali campi di applicazione del risparmio energetico, che si traduce oltretutto in riduzione dell’inquinamento da polveri sottili e di emissioni di CO2.
Ma non è certamente da sottovalutare neppure l’incidenza che il comportamento di ogni singolo individuo può avere su tale fronte. Analogamente a quanto fatto per il settore edile, si è infatti calcolato che i cambiamenti dei modelli di consumo individuale all’interno degli edifici potrebbero ridurre le emissioni di CO2 di 15 milioni di tonnellate all’anno. Giusto per citare qualche esempio, basti pensare che uno scaldabagno acceso per 6 ore produce 1000 kg di CO2, uno sempre acceso 2100 kg, il riscaldamento di un ambiente a temperatura di 18 °C 2900 kg, il riscaldamento a 22 °C (sebbene in realtà la legge ne imporrebbe al massimo 20°C) 3600 kg, una lampadina fluorescente compatta 210 kg, una 1ampadina a incandescenza 360 kg. Nonostante queste cifre siano indubbiamente ragguardevoli, a tutt’oggi sembra in realtà piuttosto bassa la percezione comune del forte impatto che alcuni dei nostri comportamenti quotidiani hanno sull’efficienza energetica, sia in termini economici che in quelli di sostenibilità e di inquinamento. Una fetta di responsabilità di questa situazione è certamente di Comuni, Province e scuole che ancora non fanno abbastanza per informare i cittadini. Vero è anche che assai poco confortante è il quadro delineato da una recente ricerca di carattere sociologico sull’efficienza energetica e gli stili abitativi degli italiani secondo la quale oltre il 30% di chi individua comportamenti che impattano sul clima sia il primo ad attuarli in prima persona. Perché, come è facile immaginare, nessuna costruzione, neppure se tecnologicamente ideale, può sostenersi durevolmente se poggia su fondamenta di comportamenti che in realtà di “sostenibile”hanno ben poco.
Pamela Turchiarulo e Andrea Taverna
Osservatorio Meteo Milano Duomo