La kermesse degli Stati generali dell’Expo non cancella i ritardi, i progetti cancellati e la mancanza strutturale di fondi

Nella mattinata di giovedì è stato dato spazio alle proposte dei giovani e per i giovani.
C’è chi propone di coinvolgere i grandi nomi della moda italiana per creare capi di abbigliamento con il logo dell’Expo; chi vorrebbe borse di studio per tesi sui temi dell'evento o premi speciali per la ricerca e per l'imprenditoria under 30; chi spera di vedere arrivare giovani studenti Erasmus a Milano. C’è chi auspica la nascita di realtà sociali nelle periferie come il villaggio Barona, capace di ospitare un ostello per i giovani, appartamenti per mamme in difficoltà e un piccolo pensionato per i studenti; chi ha caro il tema dell’alimentazione, e propone di creare un centro agroalimentare a rilevanza europea e di valorizzare il patrimonio agricolo.
Quasi unanime la richiesta per una città più verde ed attenta al rispetto dell’ambiente.
“Il mio sogno è vedere Milano città degli orti e dei giardini” ha detto il Sindaco. Che poi siano in ballo progetti di cementificazione massiccia ed edilizia a “sette zeri” dev’essere un dettaglio abbastanza trascurabile all’interno del sogno.
Gli Stati Generali si sono rivelati quello che prevedevano non soltanto gli scettici della prima ora, ma anche chi segue da tempo le tortuose vicende dell’Expo: una kermesse di facciata, una “trovata pubblicitaria” costruita su slogan d’effetto e fiumi di retorica a tentare di nascondere un anno e mezzo fallimentare fatto di faide per le poltrone, ritardi, finanziamenti che non arrivano, figuracce internazionali e promesse che mai verranno mantenute, dalla linea 6 della metropolitana alla Via d’acqua.
Due giorni di puro cerimoniale creati ad hoc per far passare un messaggio netto: va tutto bene.
Ma l’invito alla partecipazione della società civile ad un anno dalla vittoria su Smirne risulta quantomeno intempestivo e contraddittorio.
Alcune proposte probabilmente verranno considerate, come hanno assicurato Sindaco e Presidente della Regione. Magari Versace e Armani lanceranno la moda delle le t-shirt e dei cappellini con impresso l’uomo vitruviano, probabilmente nasceranno dei premi e delle borse di studio per gli studenti interessati ai temi dell’Expo e forse verrà costruito anche un ostello degno degli standard europei non oltre la cerchia della tangenziale.
Questo permetterà un domani di dire che l’Expo è stata fatta da tutti.
Ma una reale compartecipazione sarebbe stata possibile se la consultazione dei cittadini fosse arrivata prima. Se si fosse chiesto prima ai milanesi cosa avrebbero voluto vedere nella città del 2015; se si fosse indagato prima sulle esigenze sentite in materia di trasporti e infrastrutture; se si fosse aperto prima un vero tavolo di confronto e dialogo sui progetti da realizzare.
Prima della vittoria, anzi prima della proposta di candidatura.
Prima che le polemiche dell’ultimo anno e mezzo rendessero indispensabile un evento “spot” come gli Stati generali per risollevare l’immagine dell’Expo tra i milanesi e tra i paesi che a Parigi hanno sostenuto con convinzione la nostra città.
Giulia Cusumano