E se ci fosse una relazione tra invecchiamento della popolazione e ossessione securitaria?

Le spiegazioni sono molteplici. Anzitutto, nelle società cosiddette avanzate e postindustriali “la sicurezza” diviene un tema centrale per l’opinione pubblica e la soglia di tolleranza nei confronti della criminalità, soprattutto esogena, si fa estremamente bassa. Proprio per questo motivo le emergenze presunte –fondata anzitutto sulla percezione più che sui dati– sono divenute un’arma politica, uno degli strumenti più utilizzati ed efficaci per ottenere consenso.
In secondo luogo il tema sicurezza, dà corpo e fornisce un bersaglio ad una serie di preoccupazioni che con essa hanno poco a che fare: il degrado, l’insicurezza economica, la percezione –questa sì suffragata dai dati– di essere a rischio di precarietà e impoverimento si trasfigurano nel volto sfuggente del criminale, meglio se straniero.
A chiudere il cerchio il circuito mediatico.
Eppure c’è, a nostro avviso, anche un’altra spiegazione. Non alternativa, ma complementare, forse strutturale e sottesa alle altre. È quella demografica.
Come dimostra la psicologia sociale, gli anziani sono coloro che sono maggiormente sensibili al tema sicurezza. Sia perché sono spesso vittime inermi di episodi criminosi a partire dalle truffe sia perché le contraddizioni e i mutamenti sempre più repentini di una società in cui si sentono isolati e abbandonati divengono ai loro occhi minacce alla propria sicurezza che si sostanziano in paura diffusa.
Una società più invecchia e più ha paura quindi.
Milano non fa eccezione, anzi l’esame delle tendenze demografiche fondamentali che hanno riplasmato la popolazione milanese negli ultimi 25 anni sembrano darcene la conferma. Non è forse un caso che l’ossessione securitaria si sia imposta nel corso degli anni ’90 proprio in corrispondenza della trasformazione demografica di Milano e con il verificarsi di un suo repentino invecchiamento.
Dal 1981 al 2005 l’età media nel capoluogo meneghino è aumentata di quasi sei anni passando da 39,4 a 45; metà dei milanesi ha più di 44,5 anni. Gli ultrasessantacinquenni sono quasi un quarto della popolazione e gli ultraottantenni sono il 6,25%, mentre gli under 14 sono appena l’11%. Gli ultranovantenni sono oltre 4.000 in più dei bambini con meno di un anno.
La progressiva importanza assunta dalla “sicurezza” tra le issues dell’opinione pubblica sembra procedere di pari passo con la trasformazione demografica: a Milano gli anziani nell’ultimo quarto di secolo sono passati da 238.559 unità a 306.900, in termini percentuali dal 14,86% della popolazione a quasi il 24%. Con un aumento dal 1981 ad oggi del 22,26%. In termini assoluti negli ultimi cinque anni l’incremento degli anziani è stato di oltre 20.000 unità.
Queste cifre, se danno innanzitutto la dimensione dell’“inverno demografico” milanese –reso appena un po’ meno gelido dall’apporto degli immigrati–, ci aiutano probabilmente a comprendere le radici di quel fenomeno ormai permanente che è la percezione d’insicurezza e il conseguente investimento della politica sull’ossessione securitaria.
Beniamino Piantieri