I Comitati, il TAR, il “ticket”, la Corte dei conti mettono in luce l’affanno di Palazzo Marino

La Corte dei Conti che si appresterebbe a contestare al Sindaco e al direttore generale di Palazzo Marino le assunzioni di 91 dirigenti comunali (vedi “ASSALTO ALLA DIRIGENZA del 28-11-2006) che non avrebbero avuto titolo ad essere nominati ai loro alti incarichi.
Episodi diversissimi tra loro, i quali però non solo compilano il bilancio politico di queste ultime settimane ma tracciano un quadro più ampio di un preteso efficientismo che alla prova dei fatti tanto efficiente non sembra essere.
Nonostante le campagne mediatiche, le richieste di maggiori poteri –l’ultima è dello scorso 24 luglio quando il primo Cittadino ha dichiarato che “nelle materie nelle quali le città hanno il dovere di dare risposte ai cittadini i sindaci non hanno poteri” –, le quotidiane dichiarazioni sulla lotta alle “zone franche” –neanche Milano fosse una qualunque città di frontiera spersa tra la giungla o il west– sotto una superficie assai ben curata si intravedono chiaramente le crepe di una pratica di governo che è molto più affannosa di quanto non sembri.
Dopo il decennio “albertiniano” segnato dal laissez faire e dal dominio degli animals spirits sullo spazio pubblico sembrava che la medesima maggioranza politica che aveva prima portato in trionfo poi sempre più mal sopportato l’ex capo di Federmeccanica volesse voltar pagina anche nel rapporto con la città, costruendo la trasformazione e lo sviluppo attraverso il dialogo e la partecipazione.
La direzione invece sembra essere quella percorsa dal 1997 ad oggi.
Cambiano toni e le strategie d’immagine, resta la sostanza di un rapporto difficile tra cittadini e amministrazione, di una mancanza di capacità –o volontà? – di dare voce ai bisogni reali dei Milanesi.
Beniamino Piantieri