Ad oltre 40 anni torna il giornale del Parini e i redattori di allora presentano un progetto per aprire una scuola in India

Proprio da una cena tra vecchi pariniani è nata l’idea di raccogliere fondi per costruire una scuola superiore a Puri in una delle zone più povere dell’India. Ne è nato il progetto East Parini School che prevede il recupero del rudere della Harachandi High School di Puri, l’assunzione di cinque insegnanti, l’acquisto di banchi e sedie e in prospettiva anche l’istituzione di un piccolo servizio di refezione.
Per il momento sono stati raccolti circa 24.000 euro e si stima di arrivare a 43.000 entro la fine dell’anno. Per la ristrutturazione dell’edificio scolastico sono necessari 33.000 euro.
Chi fosse interessato a maggiori informazioni può contattare East Parini School presso URIHI Italia via San Marco 26, Milano tel 026575639
COME ERAVAMO
di Milly Moratti
Un anno prima dello "scandalo Zanzara" sullo stesso giornale studentesco appariva un'inchiesta a firma di Walter Tobagi, dal titolo provocatorio "Divertirsi e far soldi", in apparente risposta alla domanda : "Chi è il pariniano medio". Al di là dei contenuti, quello che mi sorprende rileggendo queste pagine e quelle famose dell'anno successivo, è una grande ingenuità, sfogata magari in un modo spavaldo e apparentemente aggressivo, che sembra annaspare alla ricerca di diritti che non sono ancora riconosciuti. Sopra a tutto, una grande differenza tra maschi e femmine: eravamo le prime della classe, forse perchè più diligenti dei nostri compagni, avevamo appena dismesso il grembiule nero d'ordinanza, le più coraggiose per la minigonna, ci esibivamo in esaltanti sabati danzanti al ritmo dei Beatles in Aula Magna o al Piper della Triennale o al Derby di Monterosa, ma poi, nelle risposte a Tobagi, si scopriva un desiderio di essere adeguate a un ruolo deciso da altri, la famiglia in primo luogo, più che la conquista della conoscenza per trovare se stesse, in un ruolo tutto nuovo con l'ambiente intorno. E anche l'anno dopo, alle domande più provocatorie sul sesso, si rispondeva come per disfarsi di un tabù, in cui era sempre presente il giudizio imprescindibile dell'autorità, prevalentemente di quella familiare. Si era all'inizio di una grande rivoluzione culturale nel mondo occidentale, che ci arrivava sulle note di una musica liberatoria e travolgente e dalle pagine di qualche buona lettura, ma soprattutto dalla speranza che passava come un tam tam che un mondo migliore era possibile per tutti, con l'arrivo al potere di una "fantasia" che avrebbe trovato soluzione ai conflitti. Noi eravamo solo dei ragazzi, un po' più fortunati di altri, perchè ci trovavamo in una scuola che era in prima linea; ma questo non impediva che a una parte di noi venisse voglia di gridare il suo disimpegno, per la paura di essere privati della propria stagione di ineffabile leggerezza: "Divertirsi e far soldi", appunto, per non essere considerati tra quelli a cui si poteva chiedere il sacrificio di interminabili discussioni sulla democrazia dell'informazione o sullo Statuto dell'Associazione Studentesca Pariniana, cioè sulle nostre motivazioni e conseguentemente sulle nostre regole di comportamento. Se la stessa domanda la rivolgessimo adesso per individuare il cosiddetto "pariniano medio", avremmo credo risposte diverse, anche se ci sono più ore di divertimento a disposizione e sicuramente più soldi nel mercato del mondo giovanile. Prima di tutto il valore dell'individuo si è liberato, almeno in apparenza, del peso degli autoritarismi: di buono in questo c'è che, se accettano un tuo consiglio, sia da genitore che da insegnante o altro, è perchè apprezzano il tuo grado di esperienza, e non perchè costretti da una gerarchia, e non lo butteranno via appena possibile. Quindi penso rifiuterebbero di dare di sè un'immagine "media", ma qualificherebbero il proprio essere unici nella pur ricorrente voglia di cominciare a vivere. Hanno un fardello meno pesante di noi come precondizioni, ma una grande incertezza sui vincoli del futuro, legati alle grandi problematiche ambientali, economiche, sociali. Se avessi potuto allora, come in quel famoso film, fare un salto nella via Goito di adesso, penso che sarei stata contenta di vedere come i diritti per cui si cominciava a lottare, siano un fatto così acquisito che non ci si pensa più, ma sicuramente avrei capito che la giovinezza con le sue utopie non è un male passeggero, ma un virus che ti segna e che passi alle generazioni: qualche sintomo lo si fronteggia bene, e le utopie diventano solide realtà, qualche altro viene mascherato da anticorpi che impediscono il riconoscimento dei reali problemi, e passi a quelli che vengono dopo il compito di andare alla radice del male. Gli eventi della Storia si rincorrono veloci, e le generazioni pure: in cinque volte "da genitore" al Parini, posso dire di aver ricconosciuto almeno tre generazioni, ognuna figlia dei propri genitori e degli accadimenti immediatamente precedenti; dagli anni ottanta, risvegliatisi dall'angoscia degli anni di piombo, con in media alle spalle famiglie che pur per poco non avevano vissuto direttamente la contestazione, all'avvicinarsi degli anni novanta, con genitori e insegnanti anagraficamente sessantottini, all'inizio del nuovo millennio con ambiti familiari forse più problematici, ma che hanno fatto piazza pulita dei residui di ipocrisie pur non riuscendo a dare risposte consistenti. La generazione attuale è legata a un vertiginoso aumento della possibilità di scambiare informazione:si può costruire una vitalissima società intermedia che sfugge ai canoni dei movimenti politici, delle istituzioni, dei media tradizionali e lancia proposte, stili di vita, in una continua anticipazione rispetto alle offerte del mondo reale. Eppure quando mi capita di passare in via Goito quando stanno uscendo ragazzi e professori c'è qualcosa che mi è ancora familiare: mi domando cosa è.