I ciclisti vittime di incidenti mortali sono in continuo aumento e Milano detiene un triste primato

dati di New York, che conta solamente due vittime l'anno in più rispetto a noi. Ben altre comparazioni sarebbe lieto fare con la Grande Mela.
Come abbiamo visto qualche settimana fa, il problema nella nostra città riguarda non solo il traffico insistente e pervasivo che scoraggia l'utilizzo della bicicletta, ma anche l'inefficienza o l'inesistenza di piste capaci di tutelare l'incolumità dei ciclisti e fare della mobilità ciclabile un’alternativa vera all’utilizzo del mezzo privato.
La maggior parte degli incidenti mortali avviene su strade comunali nelle fasce orarie tra le 7 e le 9 del mattino e le 17 e le 18, I momenti di punta in cui avvengono gli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola.
I ciclisti, a parità dei pedoni, sono considerati utenti deboli. La città dovrebbe allora essere considerata come un dottore: dovrebbe prendersi cura di loro, garantire attenzioni, adottare iniziative utili affinché la loro debolezza venga protetta. Nella nostra città gli utenti deboli continuano a morire, vittime della mancata assistenza o del negato accesso alla cura. Sono 12 i "caduti" nel 2006.
Milano probabilmente deve ancora laurearsi. Oppure ritrovare la sua vocazione.
Giuila Cusumano