Presentata la mascotte di Expo 2015, ma i problemi restano

Storicamente i traslochi dei dicasteri governativi, nella remota ipotesi che diventano operativi non risolvono molto.
La vicenda Expo a poco più di un anno dall'inaugurazione rischia di diventare lo strumento di misura della distanza tra le intenzioni e la realtà di una kermesse non solo ormai svuotata del senso che aveva oltre un secolo fa quando è nata, ma anche irrimediabilmente gravata dall'ipoteca di aspettative forse già irrealistiche all'atto della condidatura di Milano.
Non bisogna dimenticare i proclami farciti di cifre mirabolanti su visitatori previsti, giro d'affari preventivato, posti di lavori promessi. Al momento della vittoria su Smirne si parlò di 30 milioni di visitatori, 75 miliardi di fatturato e dai 70000 ai 100000 nuovi occupati. Ottimismo via via ridotto e cifre progressivamente riviste al ribasso. E' vero che di mezzo c'è stata una crisi finanziaria mondiale, di cui in Italia non si vede la fine, ma come per il tema dell'Esposizione sbiaditosi con l'approssimarsi della fatidica data del 2015, anche le promesse più materiali sono progressivamente evaporate.
B. P.