L'Expo delle promesse impossibili: lavoro, turisti e PIL.

Eppure la girandola di appalti pilotati e mazzette rischia, nei suoi aspetti clamorosi e per alcuni versi surreali (anzitutto il ritorno sulla ribalta degli stessi protagonisti delle vicende di Tangentopoli), di far perdere di vista il vizio d'origine di quella che a dispetto dei ritardi clamorosi, delle opere necessarie che non si faranno mai, delle infrastrutture che vedremo completate tra un decennio -come la linea 4 della metropolitana che avrebbe dovuto portare i visitatori da Linate al sito Expo- e delle opere a dir poco superflue su cui si è ostinatamente puntato, si continua a descrivere come una grande occasione.
Intanto come per le promesse, anche i numeri si sono prosciugati: dai 29 milioni di visitatori vagheggiati al momento dell'assegnazione di Expo si è passati, molto ottimisticamente, a meno di 20 di cui almeno tre quarti italiani, dei 75 miliardi di euro di investimenti promessi meglio non parlare e per quanto riguarda i posti di lavoro basta farsi un giro attorno al cantiere della cosiddetta piastra per vedere le folle di operai al lavoro.
Per capire meglio il senso di quello che ormai è diventata nel migliore dei casi un'occasione sprecata bisogna guardare al prima e al dopo.
I conti sulle promesse li ha fatti Roberto Perotti, docente di economia alla Bocconi e alla Columbia University, editorialista del Sole24Ore (di certo non un estremista e assai probabilmente non un simpatizzante dei "No Expo" e dei "No canal"). Perotti cifre alla mano ha dimostrato quanto siano state sovrastimate le ricadute positive dell'Esposizione universale al fine di promuovere la candidatura milanese come volano di crescita. Nei documenti ufficiali era stato stimato un incremento del PIL addirittura del 14%, uno sproposito di cui abbiamo visto in questi mesi l'assurdità.
E se il prima è stata una sopravvalutazione delle possibili ricadute positive, cosa sarà il dopo?
E' proprio il dopo il grande assente dal dibattito attuale. Quale sarà il destino dell'area? Quale sarà il ruolo del pubblico? E la partecipazione della cittadinanza che fino ad oggi ha solo assistito, prima distratta poi sempre più attonita alle promesse non mantenute?
Beniamino Piantieri