Non si ferma il flusso di profughi siriani ed eritrei, ma Governo e UE si voltano dall'altra parte

Solo nell'ultimo mese e mezzo sono quasi 2400 i cittadini eritrei (cui bisogna aggiungere gli oltre 10.500 siriani cui è stata prestata assistenza da settembre) che sono stati assistiti dal Comune e dalle associazioni di volontariato che ormai dalla scorsa estate sono state coinvolte da Palazzo Marino nella gestione dell'emergenza.
Sebbene la composizione socio-demografica degli Eritrei sia differente da quella dei profughi provenienti dalla Siria (quest'ultimi per la maggior parte famiglie di quello che era il ceto medio prima dello scoppio della guerra civile, i primi prevalentemente giovani uomini con pochissime risorse) entrambi i gruppi hanno lo stesso obiettivo: raggiungere le proprie comunità nei paesi del nord Europa.
Qui, invece, si rivela quanto sia altrettanto breve la distanza tra la cronaca cittadina e tutti i limiti dell'attuale gestione dell'Unione europea. In base alla convenzione "Dublino III" entrata in vigore proprio a settembre dello scorso anno i cittadini extraeuropei sono vincolati a rimanere nel paese dell'Unione in cui fanno richiesta di asilo.
Ovviamente nessuno, sia tra gli eritrei che tra i siriani, presenta una richiesta di asilo che gli impedirebbe di arrivare nei paesi che si erano prefissi di raggiungere.
Nell'ultimo vertice dei capi di Governo UE, il Premier italiano tra le tante cose che non è riuscito ad ottenere c'è anche la reciprocità dell'asilo politico, cioè il superamento di una norma comunitaria ritagliata su misura delle esigenze solo di alcuni stati membri.
La facile previsione è che Milano continuerà ad essere quell'hub della disperazione che è ormai da quasi un anno, peraltro abbandonata a se stessa data la completa assenza di un piano di accoglienza a livello nazionale di frante ad un flusso di profughi che non diminuirà.
B. P.