Masseroli presenta il Piano del governo del territorio e si prepara a consegnare la città al partito del mattone

Ma l’Assessore, finita la telefonata, non si scoraggia e tra una slide e l’altra snocciola le linee strategiche del PGT. Non gli difetta né la chiarezza né la schiettezza: “Milano non ha più ripensato il proprio sviluppo urbanistico dal 1954, quando è stato redatto l’ultimo Piano regolatore e se si esclude la revisione parziale del 1980 nessuna riflessione organica è stata fatta. Quanto era previsto nel Piano regolatore non è stato realizzato e ciò che si è sviluppato è stato fatto con una serie infinita di varianti urbanistiche.” Vero. Tant’è che la decisione del Comune, anche sulla scorta della nuova legge regionale in materia di urbanistica è di mandare per sempre in soffitta lo strumento di piano: d’ora in poi largo ai privati “che sanno meglio del pubblico cosa costruire nelle loro aree. Basta destinazioni d’uso e vincoli. Basta lungaggini burocratiche e contenziosi amministrativi.”
Più che una rivoluzione sembra la certificazione dello status quo di un’amministrazione locale che si candida ad essere il facilitatore della rendita immobiliare.
Certo, il Piano del governo del territorio (sul quale ritorneremo nelle prossime settimane, poiché il tema è ricco e complesso ma soprattutto segnerà il futuro della città) non vuole soltanto liberare gli animal spirits del mattone. La strategia che si propone di adottare è quella del passaggio dalla città radiale alla città di nodi infrastrutturali attorno ai quali strutturare i servizi: centri gravitazionali del nuovo sviluppo gestito dai privati. I nodi saranno “l’ossatura pubblica della città” s’entusiasma l’Assessore. La polpa, vien da pensare, sarà per i privati.
Per facilitare l’investimento i diritti volumetrici –ovvero quanto si può costruire su ogni metro quadro– potranno essere contrattati e scambiati tra privati e tra privati e pubblica amministrazione attraverso il sistema della perequazione.
È questa la parola magica del nuovo PGT: si danno diritti volumetrici ovunque, l’operatore immobiliare li vende o li scambia e può costruire. Pertanto come sottolinea l’Assessore stesso “l’indice di edificabilità non sarà più 0,65 dappertutto ma sarà commisurato alla sostenibilità infrastrutturale del nodo”.
Serpeggia più di un dubbio nella sparuta platea: come si potrà scambiare un diritto volumetrico a Rozzano o a Buccinasco con uno a Milano visto l’evidente disparità di valore? Come sarà costituita la Borsa dei diritti volumetrici? Soggetto pubblico, privato misto? Quanti Comuni della provincia aderiranno? Quale indice sarà dato alle aree non ancora edificate?
L’Assessore ammette che queste decisioni non sono state ancora prese e data la complessità, ci viene da pensare, i tempi saranno lunghi. Ma Masseroli ha alcune certezze di fondo, granitiche, anzi di cemento: “Più è ampio il mercato e meglio sarà. Penso che bisogna estendere il sistema della perequazione a tutta le Provincia e anche oltre. Bisogna partire da qualche parte. Per esempio dal Parco sud dove oggi è tutto bloccato.”
Sembra essere questo, infatti, uno dei bocconi prelibati su cui i fan del PGT hanno messo gli occhi. Una volta superato il sistema vincolistico che per Masseroli “fa tanto Unione Sovietica” le magnifiche sorti e progressive del trading dei diritti volumetrici apriranno una fase nuova: “Stiamo giocando una partita in cui la libertà e la sussidiarietà la faranno da padrone.” E la scelta della parola ‘sussidiarietà’ non è certo un caso, come non è un caso che tra i 37 stakeholder contattati un posto a sé ce l’abbia la Compagnia delle Opere cui è stato dedicato un incontro apposito.
Anche la flessibilità la farà da padrona e non solo sulle aree private ma anche sulla definizione delle aree destinate ai servizi. Questa dovrebbe essere di competenza del pubblico, ma, come ammette candidamente l’Assessore: “Il catalogo dei servizi sarà flessibile. In questa categoria potrebbero rientrare anche gli opifici della moda.”
L’ultimo guizzo è per la Sovrintendenza. Eh sì, perché per costruire, scavare, ristrutturare, soprattutto in una città satura anche di edifici che hanno oltre un secolo bisogna confrontarsi con la Sovrintendenza per i beni artistici e architettonici. Per Masseroli il rapporto con la Sovrintendenza va “oliato” e aggiunge senza troppi giri di parole “Per me tutto ciò che ha oltre cinquant’anni, più che tutelato va buttato giù.”
Il solco è tracciato senza e senza alcun eufemismo. L’unica cosa che l’Assessore non dice è che il PGT, se dobbiamo tener conto delle sue parole, più che disegnare l’ “ossatura pubblica della città” è la riduzione all’osso della città pubblica.
Beniamino Piantieri