Aperto un tavolo permanente di confronto tra le nuove generazioni figlie di immigrati e il Comune

Hanno origini africane, asiatiche, sudamericane, radici musulmane ma anche cattoliche. Saranno coordinati da Seble Woldeghiorghis, figlia di genitori eritrei, e daranno vita a un tavolo permanente di confronto con l’assessorato che porterà all’elaborazione di proposte di inclusione e partecipazione per i cittadini di origine extracomunitaria. Si pensa soprattutto ad interventi per la scuola, puntando all’educazione dei più piccoli e al sostegno agli insegnanti chiamati a ricoprire il difficile compito della gestione delle diversità. I ragazzi stanno già pensando inoltre a progetti culturali in grado di far conoscere anche a Milano musica, arte e letteratura del proprio paese di provenienza. Già in preparazione per essere spedite invece le lettere alle decine di migliaia di diciassettenni nati a Milano da genitori stranieri per spiegare loro che hanno un anno di tempo, a partire dal diciottesimo compleanno, per richiedere la cittadinanza italiana.
In linea con l’istituzione della consulta rom, l’Amministrazione vuole dare un segnale chiaro e inequivocabile: le diversità etniche e culturali non possono e non devono costituire una discriminante sociale ma rappresentare una risorsa e una forma di arricchimento interpersonale. “Bisogna parlare di immigrazione e soprattutto discutere la questione della cittadinanza- sottolinea Seble Woldeghiorghis invitando chiunque voglia a prendere posto al tavolo per portare il proprio contributo- troppa gente è convinta che i bambini che nascono qui da genitori stranieri non siano italiani. Expo2015 sarà un’occasione in più per aprire Milano al mondo”. Polemico con l’ex Giunta l’Assessore Majorino: “I nostri uffici stanno raccogliendo tutti i dati sulle nuove generazioni e sul loro importante ruolo all’interno della società milanese. Sappiamo che fino al 2007 l’ex Sindaco aveva avviato una raccolta dati, ma non sono mai stati resi pubblici. Evidentemente avevano paura di dire che a Milano c’è tanto pluralismo vitale”.
Giulia Cusumano