Con anni di ritardo arrivano proposte…forse inadeguate

Da anni le contromisure politiche sono state però nulle o comunque altamente insoddisfacenti. A dimostrarlo ci sono i dati da noi pubblicati nello scorso notiziario ma soprattutto l'aggravarsi evidente dell'emergenza.
Ora invece l'Amministrazione meneghina lascia intravedere mosse che, se sono ancora solo promesse di iniziative politiche, denotano almeno due cose: una presa di consapevolezza sul problema casa, e il riconoscimento della necessità di avvalersi dell'appoggio di altri soggetti, dai sindacati degli inquilini al Governo nazionale al fine di trovare risposte adeguate.
Uno di questi primi passi è stato il ricevimento da parte del Sindaco, avvenuto il 18 aprile scorso, del SUNIA con le organizzazioni milanesi (Rete dei Comitati, Unione del Commercio, Associazione degli Artigiani) promotrici dell'altra manifestazione del 26 marzo, per la sicurezza e soprattutto “contro il degrado”. Durante l'incontro il Sindaco si è mostrato disposto ad affrontare concordemente il tema dei 4.500 alloggi sfitti (sommando quelli del Comune e quelli dell'Aler) per ora inabitabili, oltre alla delicata questione degli occupanti abusivi (5.000 secondo il SUNIA), cresciuto nei numeri per effetto di ventilate sanatorie. Al problema degli abusivi è legata anche la questione della legalità e della sicurezza, e se è vero che molte famiglie si sono trovate nella condizione di dover ricorrere all'occupazione degli alloggi, molti altri occupanti hanno una evidente vocazione microcriminale che una sanatoria generalizzata finirebbe per legittimare a danno -e beffa- di quelle migliaia di cittadini che ogni anno vengono esclusi dalle assegnazioni degli alloggi pubblici anzitutto per colpa di un'offerta che si è dimostrata largamente al di sotto delle necessità cittadine.
Uno scenario siffatto lascerebbe poi l'Amministrazione comunale in una strana contraddizione con se stessa riguardo al tema della sicurezza e del degrado dei quartieri periferici. SUNIA e UNIAT hanno formulato una serie di proposte articolate (da un ispettorato attivo, a soluzioni per aumentare la disponibilità abitativa, alla riqualificazione dei quartieri popolari), alternative plausibili e realizzabili a una sterile sanatoria senza criterio. Per il momento, quello col Comune è un incontro di apertura cui si spera possano seguire una risposta istituzionale rapida e risoluta.
Durante il mese di aprile si è parlato anche di una proposta di accordo arrivata al banco dei Ministri Di Pietro (Infrastrutture) e Ferrero (Solidarietà Sociale), lanciata ufficialmente dall'ANCI su iniziativa di 15 assessori tra cui Giovanni Verga, Assessore alla casa del Comune di Milano. Nonostante i Ministri si siano mostrati aperti a un tavolo di discussione, al momento non sembrano esserci novità significative. Stando al documento ufficiale, diffuso attraverso un comunicato stampa del Comune di Milano del 3 aprile, l'ANCI punterebbe sostanzialmente alla defiscalizzazione di ogni intervento pubblico sulla casa, chiedendo inoltre poteri speciali ai comuni per le politiche abitative e l'obbligo a reinvestire sulla residenza pubblica gli introiti prodotti dalle vendite immobiliari dello Stato. Tra le altre priorità espresse c'è quella per cui si renderebbe “indispensabile e urgente prevedere un flusso finanziario di almeno 1 miliardo di Euro l'anno”. Lasciando ad altri il compito di discutere i meriti o le mancanze della proposta sorge però spontanea una domanda: perché, visto la perdurante e annosa emergenza abitativa in cui versa Milano, e visto che l'attuale Assessore alla Casa era Assessore all'Urbanistica nella Giunta precedente, tali richieste vengono avanzate solo negli ultimi tempi e non, per esempio, quattro anni fa?
Purtroppo a questa e ad altre domande che stanno a cuore a decine di migliaia di Milanesi l’Assessore Verga non ha voluto rispondere, infatti dopo un’iniziale disponibilità da parte del suo ufficio stampa e quasi due settimane di attesa da parte nostra, l’Assessore non ha concesso l’intervista.
Fabio Davite