I primi due mesi dell’“era Expo” se ne sono andati nella lotta per conquistare la guida della macchina organizzativa dell’Esposizione del 2015

A dominare le pagine è la gara tra Sindaco e Governatore su chi reggerà le fila della macchina organizzativa che gestirà la partita Expo da qui al 2015.
È questo il campo sul quale si misureranno i rapporti di forza all’interno del centrodestra milanese e lombardo. In gioco ci sono sì i miliardi di euro di investimenti pubblici e privati che si riverseranno su Milano nei prossimi sette anni, ma anche il ruolo di dominus nella città vetrina del Pdl.
Dopo il ridimensionamento di CL messo in atto da Berlusconi, la gestione dell’Expo è il prossimo terreno di scontro: da una parte il Sindaco, che si ritiene la vera e unica artefice della conquista dell’Expo, dall’altra Formigoni che vede la sua stella in rapido declino; dietro le quinte Bruno Ermolli, vero uomo di fiducia del Cavaliere e crocevia del potere all’ombra della Madonnina.
Ma delle infrastrutture promesse sembra essersi persa traccia nel dibattito pubblico.
La fantomatica linea 6 della metropolitana è appena un tratto colorato su un foglio, un tracciato segnato solo sul dossier Expo e per il quale non esiste nemmeno un progetto preliminare, come abbiamo documentato un paio di settimane orsono. Difficile pensare che si possa arrivare all’inaugurazione entro i prossimi sette anni.
Anche la “via d’acqua” rappresenta un’incognita. Il 20 maggio a margine di un convegno organizzato dalla Camera di commercio proprio sull’Expo il Sindaco ha dichiarato che il “progetto dei Navigli non sarà semplice, ci sono problemi tecnici molto significativi”, sebbene abbia subito aggiunto che verrà comunque realizzato. In realtà, secondo alcuni esperti come il Professor Antonello Boatti, che ha sviluppato un progetto di riapertura dei Navigli diverso da quello presentato da Palazzo Marino per l’Expo, la “via d’acqua” è irrealizzabile.
Segnali poco positivi per l’evento che era stato presentato come l’occasione per far rinascere Milano, mentre i primi due mesi dell’era Expo sono andati perduti nella guerra di posizione tra istituzioni, correnti e poteri.