Ancora da sciogliere il nodo della newco, ma intanto il BIE benedice l’abbandono del senso originario di Expo 2015

Ma il nodo vero è quello del senso di una manifestazione ridotta ad un fondale che nasconde l’incombere dell’ennesima maxioperazione immobiliare su Milano.
Sarà pur vero, come ha sostenuto Loscertales, gran capo del BIE, che i visitatori dell’Expo non accorreranno, pagando un biglietto, per vedere campi di melanzane del Togo. Ma siamo sicuri che la vetusta formula dei padiglioni espositivi, una sorta di grande Fiera Campionaria (formula già esausta negli anni ’80 e mandata in pensione poco dopo), sia tanto meglio?
L’idea originaria dell’Expo 2015 aveva un senso poiché puntava sulle parole d’ordine di un’economia nuova per il terzo millennio: sostenibilità, prossimità, produzione a chilometri zero e indirettamente risparmio energetico e smart grids.
L’Esposizione universale milanese e il suo orto planetario –difeso ancora ieri dall’Assessore Boeri– avrebbero dovuto essere la vetrina di un modello di sviluppo diverso e volto al futuro, nel quale tradizione e innovazione avrebbero accolto insieme la sfida dei prossimi decenni: nutrire in modo sostenibile un pianeta in crescita demografica e su cui gravano squilibri giganteschi.
Il BIE, forse più preoccupato delle royalties dell’evento che della coerenza tra le promesse della candidatura e quanto verrà effettivamente realizzato, ha di fatto avallato una svolta che guarda al passato sia nel modello di esposizione che di utilizzo delle aree una volta finito l’Expo: rendita fondiaria e speculazione immobiliare.
B. P.