La sentenza del TAR che blocca la costruzione di un palazzo di 13 piani nel cuore dell’Isola potrebbe essere solo il primo degli stop che incombono sul Garibaldi-Repubblica.

Un brutto colpo per i progetti che insistono su circa 320.000 metri quadrati che si estendono tra viale della Liberazione, la stazione di Porta Garibaldi e il quartiere Isola e che sono interessati da quattro grandi progetti che nel linguaggio burocratico sono denominati: Variante ex-Varesine, Piano Integrato di Intervento Garibaldi-Repubbilca, Piano Integrato di Intervento Isola-De Castillia e Piano Integrato di Recupero Isola de Castillia. Quattro “strumenti di pianificazione negoziata” –come recitano i documenti ufficiali– che dovrebbero riversare sull’area oltre 800.000 metri cubi di edifici, otto volte la volumetria prevista dal Piano regolatore del 1980 tuttora in vigore.
Su ognuno di questi progetti urbanistici che dovrebbero dare vita alla cosiddetta “Città della moda” e al nuovo polo della Regione Lombardia nonché ad una serie di edifici a carattere residenziale (50.000 metri cubi) e di servizi (300.000metri cubi) pendono uno o più ricorsi. Per la precisione due sul P.I.I. Garibaldi-Repubbilca, due sul P.I.R. Isola, uno sul P.I.I. Isola e uno sulla variante delle ex-Varesine.
Secondo i legali del Comitato i Mille che hanno ottenuto la vittoria davanti ai giudici del TAR lombardo, il ricorso che ha appena ottenuto ragione era forse il meno solido e ciò fa ben sperare per gli altri. Il rischio per il Comune e gli immobiliaristi –che su quest’area nell’ultimo decennio si sono mossi sempre all’unisono– e la speranza per molti residenti è che come per un effetto domino anche gli altri Piani vengano bloccati.
Chi semina vento….verrebbe da dire.
Infatti, nel corso degli ultimi anni è stata nulla da parte del Comune la disponibilità al dialogo con i cittadini dell’area. Costoro peraltro non chiedevano la luna, né di non costruire nulla, ma solo di mantenere il verde di prossimità e rivedere alcune volumetrie a dir poco impattanti. L’Amministrazione comunale invece, come in preda a raptus edificatorio, ha proceduto come uno schiacciasassi e non solo metaforicamente se si pensa a quanto accaduto alla Stecca degli artigiani (si vedano ISOLA: IL GIORNO PIÙ LUNGO del 18-04-07 e CHI È IL PADRONE DELLE MACERIE DELLA “STECCA”? del 4-05-07).
Oggi molti residenti sperano, gli immobiliaristi temono. Un granello di sabbia in una macchina che sembrava sorda e inarrestabile e che pure rischia di fermarsi. Uno stop che però non può essere la soluzione poichè questa grande area ormai al centro della città non può rimanere senza una vocazione e senza un destino che però deve essere tracciato insieme ai cittadini.
Eppure se si fosse percorsa una strada diversa, cioè quella dell’ascolto e della partecipazione probabilmente oggi lo sviluppo della città non passerebbe dale aule dei Tribunali amministrativi –e, c’è da scommeterci– del Consiglio di Stato.
Ettore Pareti