Se prevalgono vecchi schemi, a Macao sparisce la forza creativa

In sette giorni l'orizzonte verso il domani si è offuscato mentre vanno in scena le liturgie di ieri. Un'occasione sprecata soprattutto da parte di chi era riuscito a mobilitare attorno alle proprie rivendicazioni consensi trasversali e inaspettati. Non si era mai vista un'orchestra esibirsi a sostegno di un'occupazione, né tantomeno un'amministrazione comunale, Sindaco in testa, aprire un dialogo con tanta convinzione; addirittura l'Arcivescovo aveva invitato, pur richiamando al rispetto della legalità, a tenere conto dei bisogni che emergevano da un'esperienza che non poteva essere rubricata a mera occupazione abusiva.
Nel giro di una settimana questo scenario si è deteriorato: la strategia di procedere di occupazione in occupazione rischia di ridurre quello che poteva essere un ponte verso il futuro a retrobottega del passato.
Una parte -minoritaria- di coloro che hanno condotto dalla Torre Galfa il cammino di Macao sembra abbia lanciato un'opa politicista su tutta l'esperienza, più interessati a garantirsi uno spazio nello scacchiere della sinistra milanese che a far compiere un salto di qualità al dibattito sugli spazi urbani che per troppi anni a Milano era stato giocato solo tra sgomberi e gestione politica della paura. Coloro che ragionano secondo questa dialettica spicciola -e non sono solo nell'opposizione di centrodestra- non aspettano altro che la prossima occupazione, l'inasprirsi del muro contro muro le cui ombre oscureranno ogni creatività.
Beniamino Piantieri