Non solo questione di cemento, verde e indici edificatori. Il vizio d’origine del PGT è ideologico

Non si tratta di una semplice questione “ambientalistica”. Si potesse risolvere tutto nella formula più verde meno cemento, sarebbe bastata, ad esempio, una battaglia più incisiva per modificare i coefficienti assegnati agli Ambiti di trasformazione urbana.
Come si usa dire, il problema sta a monte. Non si tratta di tecnicismi, sia pure importanti, né solo di indici e cubature da rivedere.
Il vizio d’origine sta nel presupposto ideologico che anima il PGT e nelle domande, per ora senza risposta, che ne conseguono.
Il presupposto ideologico è una cieca fiducia nel mercato come unico motore di sviluppo urbanistico e sociale di una comunità e nella conseguente devoluzione dei servizi ad una logica nel quale il pubblico ha un ruolo progressivamente marginale.
In quest’ottica l’alfa e l’omega sono un’unica cosa, un circolo vizioso che gira come una betoniera, costruire e ancora costruire, o meglio prevedere e consentire di farlo.
Ne derivano esiti paradossali, domande a cui nessuno sembra volere dare risposta.
Perché in una città che ha molti vuoti piuttosto che riqualificare si vuol costruire?
Perché si vuol edificare per almeno mezzo milione di nuovi abitanti quando si sa che nel migliore dei casi nel prossimo quindicennio i nuovi milanesi saranno meno di cinquantamila?
Perché il nuovo verde e i nuovi servizi sono stati subordinati al nuovo costruito? Con la conseguenza non poco bizzarra che per ottenere tutto il verde promesso bisognerà sperare in tutto il cemento minacciato.
Perché si mette nero su bianco un piano che prevede appena il 5% di residenza popolare sul totale del nuovo costruito, quando è noto che oggi la domanda maggiore è proprio quella?
Perché si prevedono ambiti di trasformazione urbana con indici edificatori spropositati giustificandoli con l’assicurazione di nuove infrastrutture di trasporto, quando è del tutto evidente che fondi per i mezzi pubblici non ce ne sono come insegna il taglio di oltre 300 milioni di euro che la manovra correttiva di Tremonti si appresta ad imporre al trasporto pubblico regionale?
Sono queste le domande che la città dovrebbe porsi, sul PGT, ma soprattutto sul proprio futuro.
Beniamino Piantieri