Se l'Orto globale era solo un sogno, l'Esposizione universale si deve ridurre a un incubo?

Per paradosso a consentirne la formalizzazione è stato il centrosinistra arrivato alla guida del Comune e trovatosi con le spalle al muro dopo che il centrodestra aveva perso tre anni tra veti incrociati e liti. Ma se la giunta Pisapia è rimasta con il cerino dell’Expo acceso tra le dita, complice un Bureau international des expositions che dopo aver chiuso entrambi gli occhi per più di due anni ha riscoperto improvvisamente la severità per il momento ad essere scottati sono i tanti milanesi che nel vento del cambiamento hanno sperato, e ancora sperano, e che oggi non capiscono per quale motivo Palazzo Marino debba rischiare di fare da scudiero al Pirellone accettando un accordo di programma che sancisce l’edificabilità delle aree e l’abbandono di quel masterplan elaborato da Stefano Boeri –oggi Assessore alla cultura e all’Expo– sul quale i pretoriani di cui sopra si accaniscono a colpi di kiwi e melenzane, nonché di accuse di conflitto di interesse, che nella realtà dei fatti è solo la coerenza di chi ha elaborato un progetto che non voleva apparecchiare il territorio al solito banchetto della speculazione e, oggi, a il merito di continuare a sostenerlo.
B. P.