Dal rapporto Ores sull’esclusione sociale ai dati della Camera di Commercio, ritratto dei nuovi (giovani) poveri

Un altro dato significativo è la forte crescita di soggetti assistiti maschi italiani che, per la prima volta, hanno superato gli stranieri (50,4% contro il 49,6%): in base a un campione di 246 associazioni che prestano assistenza a chi è in difficoltà, risulta che sono più di 32mila i nuovi poveri che nel 2009 hanno chiesto aiuto al terzo settore per poter sopravvivere. Il che significa che si sono messi in coda dove servono pasti caldi gratuiti e hanno fatto richiesta di beni materiali come vestiti, ad esempio, agli enti caritativi. Quello che più colpisce è che, secondo i dati raccolti, su un totale di 280mila persone assistite, il 33,3% ha un’età compresa fra i 18 e i 35 anni, con un aumento dell’11% rispetto all'anno passato.
Una diretta conseguenza della crisi lavorativa che, anche laddove consente di avere un lavoro, fa sì che il reddito percepito non sia sufficiente a coprire tutte le spese di prima necessità: luce, riscaldamento, cibo e vestiario.
Può sembrare strano, perché dei giovani milanesi si è abituati a percepire un’altra immagine: è chiaro che questa resta invece sommersa, più difficile da individuare, anche se i dati forniti dalle associazioni assistenziali offrono una misurazione della povertà piuttosto reale, lontana dalle statistiche che spesso falsano lo stato delle cose.
Secondo il rapporto Ores, le cause della diffusione della povertà fra i giovani non vanno rintracciate solo nell’aumento del tasso di disoccupazione ma anche nella qualità dei contratti offerti: quasi un quarto delle persone riavviate con contratti a progetto nel primo semestre del 2009 proveniva da contratti a tempo determinato, con un evidente declassamento del lavoro. E dello stipendio. In particolari sono diminuiti i collaboratori (-24,5%) e i lavoratori indipendenti (-7,1%), mentre crescono i contratti di collaborazione (cococo e cocopro: +13,4%), ed esplode il ricorso al lavoro intermittente (+78,8%), dopo la recente reintroduzione di questa tipologia di contratto.
E’ significativo poi che per la prima volta risultano essere più i poveri italiani rispetto a quelli stranieri. Se, infatti, nel 2008 gli assistiti dai 1.587 enti sparsi su tutto il territorio erano per il 65,6% di nazionalità straniera, nel 2009 le persone che hanno chiesto assistenza perché hanno visto il proprio reddito precipitare sotto il limite di povertà erano per il 55,7% italiane.
“Per capire i parametri che calcolano la povertà assoluta si prende come punto di riferimento una famiglia, quella più classica milanese, composta da genitori e un figlio a carico - ha spiegato Andrea Pesenti, direttore di Ores - chi spende meno di 1.250 euro per i beni di prima necessità, come mangiare e vestirsi, è considerato assolutamente povero. Osservando questi dati risulta chiaro che ci troviamo di fronte a un’emergenza epocale che necessità di un salto di qualità dell'intero mondo del lavoro”.
Antiniska Pozzi