Due analisi dei flussi elettorali delle elezioni politiche di aprile fanno piazza pulita di interpretazioni affrettate quanto interessate

Il corollario di questa analisi, e cioè che al di sopra del Po i “comunisti” di varia tonalità e ascendenza fossero diventati leghisti, è divenuta la stella polare del PD –in realtà il vero beneficiario del disfatta della coalizione rosso-verde– che dal 14 aprile non ha smesso di inseguire, almeno con i suoi esponenti settentrionali più rappresentativi, la Lega e le sue posizioni in materia di sicurezza.
Paolo Marcotti e Valerio Vanelli –due ricercatori dell’Istituto Cattaneo– sull’ultimo numero della rivista “Il mulino” dimostrano come a nord, e nella fattispecie a Milano, non vi sia stato alcun esodo di “comunisti” verso la Lega. Marcotti e Vanelli sono chiarissimi su questo punto: “Nelle città della Lombardia…emerge, con riferimento ai due fatti elettorali più rilevanti, (cioè la sconfitta della Sinistra arcobaleno e l’avanzata della Lega n.d.r.) che: la Sinistra arcobaleno ha perso voti quasi unicamente verso il Partito democratico; la Lega nord ha preso voti soprattutto da Forza Italia e da Alleanza nazionale.” A conferma di ciò i numeri: a Milano, secondo i due ricercatori dell’Istituto Cattaneo, la Sinistra Arcobaleno ha ceduto 2,8 punti al PD, 2,1 al non voto e 0,6 all’Italia dei Valori. La Lega, invece, ha assorbito 2,5 punti da Forza Italia, 2 da AN e 0,8 dall’UDC.
Anche il recente studio curato da Renato Mannheimer e Paolo Natale, “Senza più sinistra”, pubblicato per le edizioni de il Sole24Ore conferma tale scenario. Come sostengono Natale e Feltrin in uno dei saggi del volume “è evidente una correlazione fortissima tra le perdite del PdL e la crescita della Lega, segno che l’exploit del partito di Bossi, come confermano i flussi, è in gran parte un riequilibrio interno all’area di centrodestra.” (p.34)
Probabilmente le elezioni politiche del 13 e 14 aprile scorsi nei prossimi anni saranno considerate delle ‘critical elections’ , cioè elezioni che segnano un passaggio di fase nella composizione politica di un paese.
Ma secondo i più accreditati studiosi di flussi elettorali il passaggio di voti dalla sinistra alla Lega non c’è stato. Resta da capire perché per settimane si è voluto accreditare questo scenario e per fare ciò più che i dati numerici, gli algoritmi e la politologia sono utili strumenti meno aulici come quelli della convenienza e dell’opportunismo.
Comprensibile che da un lato il centrodestra e la Lega in primis accreditassero un’ipotesi del genere: ciò significava dare un connotato comprensivo ad una vittoria quantitativamente già nettissima aprendo il proprio spazio elettorale verso coordinate del tutto nuove ampliando così la propria legittimazione.
Meno comprensibile l’atteggiamento del PD –il vero beneficiario del crollo della sinistra– a meno che avallare l’interpretazione del flusso dalla sinistra alla Lega non servisse, come è nei fatti servito, a legittimare la propria virata securitaria.
Ma se le analisi dei flussi pubblicate in questi giorni sono corrette è evidente che su questa strada il PD, soprattutto al nord, rischia di perdere anche quel poco che è riuscito a drenare dalla coalizione arcobaleno.
Beniamino Piantieri