L’emergenza Rom ridisegna lo scenario politico milanese che ormai è concorde nel ritenere che l’unico problema della città sia la sicurezza

Allo stesso modo anche nel centrosinistra, sebbene tutti –ovviamente escluso lo sparuto drappello di coloro che la mozione non l’hanno votata– facciano pubbliche dichiarazioni di concordia, gli eventi dell’ultima settimana sembrano aver provocato non pochi mal di pancia, anche perché le coincidenze temporali sono abbastanza evidenti per far ritenere ai malevoli che la svolta ‘law & order’ dell’Ulivo e di gran parte dell’Unione sia maturata anche grazie al lievito proveniente dalle parti di via Vivaio.
Come dicevamo può sembrare singolare, ma è indubbio, che assetti politici non secondari si ridisegnino proprio su come affrontare il problema Rom; ma, data la portata simbolica del tema e la centralità della issue securitaria, non deve stupire, anzi. D’ora in poi sappiamo qual sarà il terreno di gioco della lunga competizione elettorale per la Provincia che possiamo considerare già aperta.
Sul terreno rimangono però i problemi e le possibili soluzioni che mancano.
La mozione non ne indica né sul fronte delle politiche di integrazione né su quelle abitative. Le richieste sottoscritte in modo bipartisan sono la ricollocazione in aree adeguate e controllate –"strettamente sorvegliate dalle forze dell'ordine" come sottolinea l'ulivista, nonché ultimo segretario cittadini dei DS che furono il PCI, Pierfrancesco Majorino nell'intervista che potete ascoltare– e lo stanziamento di fondi governativi per fronteggiare l'emergenza Rom.
Ovvero l'ammissione, da parte di quasi tutta la sinistra –il centrodestra lo ha sempre sostenuto ed oggi agisce coerentemente con le posizioni che ha sempre tenuto– che la presenza dei nomadi (che nel caso dei rumeni in origine tali non sono, poiché provengo da un processo di sedentarizzazione durato per almeno quattro decenni) non può che essere trattata come un problema di ordine pubblico che non esce dalla logica dei campi.
Campi che nonostante le intenzioni sottoscritte da quasi tutto il Consiglio comunale, non possono essere realisticamente ricollocati da nessuna parte poiché come insegna il caso di Opera in qualsiasi Comune si ventilasse l'ipotesi di costruire un campo rom per quanto piccolo, sorvegliato e garantito da "patti di legalità" e simili, in men che non si dica la cittadinanza si ritroverebbe sulle barricate. E questa volta a dare vita a presidi, o peggio, non sarebbero solo i militanti di Lega e AN ma assai probabilmente anche quelli del centrosinistra.
B.P.