Ma il nuovo termovalorizzatore è davvero così urgente?

“Troppo presto per parlarne”, ha concluso il Vice Sindaco.
Troppo presto? Ma non siamo ormai alla vigilia di un’imminente “emergenza rifiuti”? Lo annunciava profetico ormai tre anni fa l’allora Amministratore delegato di AMSA S.p.A, Carlo Petra, “Nel 2011 l'area di Milano sarà investita da mezzo milione di tonnellate di rifiuti che non saprà come smaltire”.
Se davvero è così vivido lo spettro di un “caso Napoli” in salsa meneghina, come mai il conto alla rovescia verso il 2011 non ha ancora messo in moto le ruspe per la realizzazione di un nuovo termovalorizzatore?
Il sospetto è che, in fondo, le previsioni siano e siano state piuttosto avventate. "Si continua a parlare di oltre 600.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani da smaltire, ma questi numeri sono taroccati –ha dichiarato Damiano Di Simine, Presidente regionale di Legambiente- i quantitativi da gestire sono molto più modesti e possono scendere anche a zero con un piccolo impegno sulla raccolta differenziata, in primo luogo a Milano”.
"Milano -ha aggiunto Andrea Poggio, vice Direttore nazionale dell’Associazione- è al penultimo posto nella classifica della Provincia per raccolta differenziata con il 33 per cento. Se solo facesse la metà di quello che dovrebbe per obbligo di legge entro il 2012, non ci sarebbero più tutti questi rifiuti da bruciare nel nuovo forno e ci sarebbe invece un gran bisogno di impianti di digestione anaerobica e di compostaggio".
Ma è più probabile, come abbiamo scritto nelle ultime due settimane, che dietro la volontà di costruire un nuovo impianto ci sia un diverso tipo di emergenza: quella relativa alle sorti di A2A s.p.a., nata dalla fusione tra l’Aem milanese e l’Asm di Brescia.
L’iscrizione nel bilancio di Aem di un futuro impianto di smaltimento del valore di 180 milioni di euro nel 2008 ha garantito l’incremento del suo patrimonio e il raggiungimento di un rapporto paritetico con Asm.
Che ne sarebbe di questo rapporto se l’inceneritore non venisse più realizzato?
Ipotesi questa ormai scartata da una maggioranza che, governando città, provincia, regione e buona parte dei comuni dell’hinterland, dovrà ora gestire in casa la patata bollente dell’ubicazione.
Perché un termovalorizzatore in casa propria nessuno lo vuole. Vale la regola del “not in my backyard”: non nel mio giardino, con i Sindaci dei Comuni minacciati dal futuro inceneritore a farsi la guerra l’un l’atro e poi coalizzati contro Provincia e Regione. Guerra tutta interna allo stesso schieramento politico.
Così, mentre l’Assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli si affretta a dire “no” all’ipotesi Sesto San Giovanni (a ridosso del quale si trova il nuovo Quartiere Adriano)e il sindaco leghista di Opera, al confine col Parco Sud, difende il suo territorio “già contaminato da campi rom, prostitute, 4 depuratori e dal carcere”, si assiste ancora una volta al teatrino dell’indecisionismo e del temporeggiamento.
E l’emergenza 2011? Si rimanderà. Almeno fino a dopo le comunali.
Giulia Cusumano